Intervista a don Paolo Morocutti, teologo esorcista
«La più grande astuzia del diavolo è
farci credere che non esiste». Non è un teologo a parlare. Neppure un santo. È il
poeta francese Charles Baudelaire. La presenza operante e silente di Satana è
come un cancro non scoperto che in modo subdolo e inavvertito svilisce un corpo
e si annida in tanti dei suoi organi con letali metastasi.
Se Dio è il Dio dell’ordine e della
distinzione, Satana ama la confusione Il grande C.S. Lewis, nella sua stupenda
opera Le lettere di Berlicche dice – sulla lingua di un diavolo senior,
Screwtape – che Satana odia e teme terribilmente due cose: la musica e il
silenzio. Li odia, probabilmente, perché la musica è armonia e il silenzio è
parola che rivela la verità delle cose. Mentre ciò che i demoni amano è il
chiasso (noise) perché lì non c’è armonia, bensì confusione…
Ecco, è
proprio la confusione, lo squilibrio ciò che gioca a favore di Satana e il
nemico vince particolarmente in due campi: lì dove viene negata la sua
esistenza e lì dove lo si vede dappertutto. Per questo motivo, ci siamo rivolti
a un esorcista-teologo, don Paolo Morocutti, per avere alcune risposte
equilibrate su questo argomento.
Don Paolo Morocutti è esorcista
della diocesi suburbicaria di Palestrina; membro dell’AIE (Associazione Internazionale
Esorcisti); docente in vari corsi per la formazione degli esorcisti, in
particolare ha trattato i temi: «L’esorcismo; prassi liturgica e regula
fidei» e «I pericoli e le trappole delle sette sataniche per il ministero
dell’esorcista». È, inoltre, assistente ecclesiastico presso l’Università
Cattolica del Sacro Cuore e docente di spiritualità presso la Pontificia
Università Gregoriana.
*
Mi permetta di partire già poco soft. Vorrei dare voce a
tante persone, magari credenti e con una certa cultura, che vedono il suo
ministero come una specie di ghostbuster medievale. Invece di essere una
commedia hollywoodiana, è un dramma da sacrestia. Ma si può credere ai diavoli
nel terzo millennio?!
Le rispondo provocatoriamente con una domanda; si può
credere che un uomo morto su una Croce sia risorto dopo tre giorni? Niente meno
si può credere che un angelo mandato da Dio sia apparso ad una fanciulla di
Nazareth per annunciare che avrebbe concepito di Spirito Santo?
La fede dei cristiani non è fede in una qualsiasi cultura o
ideologia ma è fede nella rivelazione e la cultura è a servizio della
rivelazione. Si parla di credenti di una certa cultura, sembra che questi
credenti in virtù di questa cultura non possano accettare il paradosso della
rivelazione. In realtà è proprio la rivelazione che ha permeato la cultura
dell’uomo da almeno duemila anni.
L’umanesimo cristiano attraverso la rivelazione ha contribuito
a svelare l’uomo a se stesso. Non possiamo aggiungere, togliere e cambiare la
rivelazione a nostro piacimento. Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre e così
la sua Parola. Il demonio e la sua opera sono presenti nella storia della rivelazione.
Alcuni teologi/esegeti considerano gli esorcismi biblici
– anche quelli di Gesù – semplici guarigioni di malattie che, allora, venivano
considerate influssi spirituali. Cosa ne pensa?
In realtà la questione è ormai superata da tempo. Si tratta
più che altro di onestà intellettuale, l’esegesi biblica più attenta e la
teologia affrontata seriamente riconoscono in modo chiaro la differenza con cui
il Cristo, nei vangeli, si è rivolto ai malati e agli indemoniati. Si tratta di
due modi chiaramente distinti.
Il problema vero risiede nella differenza semantica con la
quale la teologia protestante, attraverso autori eminenti come Friedrich
Schleiermacher e Karl Barth ha influenzato molti teologi cattolici. Il
catechismo della Chiesa Cattolica ha un magistero chiaro su questo tema e ogni
buon cattolico non può prescindere da questo. In ultimo mi preme citare il
magistero dei “santi” i quali con la loro vita di unione a Cristo vissuta nella
Chiesa non hanno fatto altro che confermare il magistero in modo chiaro e
inequivocabile.
Certe persone liquidano il ministero dell’esorcista considerandolo
un’usurpazione del lavoro dello psicologo. Come risponde?
Insegno Psicologia Generale alla Facoltà di Medicina e
Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro e ho ben chiara la differenza tra
le due discipline. In realtà secondo l’antropologia cristiana, l’uomo va sempre
e comunque compreso attraverso una visione integrale e unitaria. Le due
discipline non sono affatto in competizione ma in stretta connessione. Un
persona disturbata spiritualmente quasi sempre ha bisogno di un sostegno umano
e qualificato per poter interpretare e camminare serenamente. Quando si “tocca”
lo spirito si “tocca” anche la carne e viceversa. Il problema si pone quando la
psicologia, specialmente la psicoterapia, fonda la sua convinzione su visioni
antropologiche improbabili o lontane dall’umanesimo cristiano, in quel caso si
possono creare dicotomie pericolose o comunque sconvenienti.
Quali sono i criteri per discernere e scartare i casi
psicologici dai casi spirituali?
La sapienza millenaria della Chiesa attraverso la formazione
dei libri liturgici, che tra l’altro per noi cattolici sono magistero
ufficiale, sviluppano un percorso attraverso il quale il presbitero esorcista
può riconoscere l’opera e la presenza del maligno. Mi sembra utile menzionare
che nell’ultimo rituale si invita l’esorcista ad avvalersi delle scienze
mediche e psicologiche per un migliore discernimento. Tuttavia il rituale
indica come criteri di discernimento: il parlare lingue sconosciute, conoscere
e rivelare cose occulte, manifestare una forza non proporzionata all’età e alla
condizione naturale del soggetto. Non si tratta di criteri assoluti, si tratta
di segni che se valutati all’interno di una quadro generale e differenziato
possono aiutare grandemente l’esorcista a discernere. Occorre dare molto tempo
all’ascolto della persona e fare un’analisi attenta dei comportamenti e delle
consuetudini di vita del soggetto. Occorre concentrarsi più sulla vita morale
del soggetto che sui segni, che tuttavia possono essere di grande aiuto.
A questo punto, la domanda conseguente che affiora nella
mente è: Quali sono i canali principali attraverso i quali può avvenire una
vessazione o addirittura una possessione diabolica?
Il canale principale è certamente il peccato. In particolare
lo stato di peccato grave vissuto in modo deliberato e senza pentimento, questa
condizione espone in generale l’anima all’azione del maligno.
Detto questo, i canali principali dell’azione straordinaria
del maligno sulle anime sono: l’esoterismo, le arti magiche, l’adesione più o
meno consapevole a pratiche filosofiche di ispirazione orientale o comunque
incompatibili con una visione antropologica cristiana e, infine, la partecipazione
a gruppi di ispirazione palesemente satanica.
Spesso queste realtà si nascondono dietro ideologie
apparentemente innocue, occorre vigilare. Satana attrae con la sua apparente
bellezza facendo sembrare buono e innocuo ciò che è contrario a Dio.
Tuttavia al centro del discernimento c’è sempre l’agire
morale della persona. Se la persona agisce in modo moralmente retto e rimane in
stato di grazia cercando la verità, difficilmente sarà oggetto dell’azione
straordinaria del maligno, il quale eserciterà comunque la sua azione in modo
ordinario. Ovviamente, fanno eccezione le vite dei santi che, per una
particolare permissione di Dio, vivono il combattimento talvolta anche in modo
cruento.
Quest’ultimo argomento sarebbe da
approfondire. Magari in un dialogo futuro. Guardiamo ora, invece, al ruolo di
esorcista all’interno della comunità ecclesiale. Può spiegare in modo chiaro ai
nostri lettori se il suo è un ministero ecclesiale ufficialmente riconosciuto? Anzi,
mi permetta una banale formulazione: come è diventato esorcista?
Il ministero dell’esorcista è un ministero
pienamente ecclesiale. Esso infatti può essere esercitato efficacemente e
legittimamente solo ed esclusivamente dal presbitero che ne abbia avuto mandato
scritto dal proprio Vescovo. Questo ministero implica per sua natura un
rapporto di particolare collaborazione e comunicazione con il Vescovo.
Personalmente ho ricevuto la
proposta dal mio Vescovo per la necessità che si era creata di provvedere a
questa nomina. Nell’accogliere la proposta del Vescovo non mi sono reso conto
del peso che questo ministero avrebbe portato con sé. Probabilmente è stato
bene così, in quanto difficilmente avrei accettato se avessi avuto da subito
piena consapevolezza della responsabilità e del peso che sono connessi a questo
ministero. Solo dopo qualche tempo si inizia a comprendere la grandezza e la
grazia di questo ministero ecclesiale.
Nonostante le difficoltà sono
profondamente grato al Signore per questo dono, sperimento concretamente e
costantemente la vicinanza reale del Signore alle tante anime che sono vittime
dell’azione del maligno e posso vedere continuamente la potenza invincibile e
redentiva del suo amore crocifisso.
Ci sono in alcune chiese incontri cosiddetti di
“preghiera di liberazione”. Sono esorcismi collettivi o realtà distinte
dall’esorcismo?
Le preghiere di liberazione sono una cosa e gli esorcismi
un’altra. Se si ha chiaro questo non ci sono problemi. Molte persone vengono dall’esorcista
ma potrebbero trovare soluzione ai loro problemi attraverso una buona prassi
sacramentale e comunque attraverso una buona guida spirituale, per disturbi
spirituali di minore entità le preghiere di liberazione fatte secondo i dettami
della Chiesa sono di grande aiuto e spesso sono risolutive. Il grande problema
risiede nel fatto che molti gruppi praticano preghiere di esorcismo e di
liberazione in modo disordinato, spesso senza la giuda di un presbitero e
comunque capita molto spesso che al centro di questi incontri non ci sia Gesù
ma qualche carismatico improvvisato. Occorre vigilare attentamente perché la
condizione finale se si frequentano questi gruppi potrà risultare addirittura
peggiore della condizione iniziale. Regole d’oro sono: obbedienza alla Chiesa e
presenza di presbiteri che sappiano guidare sapientemente questo tipo di
preghiere.
Oltre ad essere esorcista, lei è docente di teologia, tra
l’altro presso prestigiose università come l’Università Cattolica del Sacro
Cuore e la Pontificia Università Gregoriana. C’è un arricchimento reciproco tra
i due ruoli?
Certamente, si vede concretamente e si sperimenta la verità
rivelata. L’esorcismo è un libro di teologia dogmatica o, meglio, di
ecclesiologia letto e compreso nell’atto in cui si svolge.
Personalmente sento anche che l’insegnamento si è
grandemente arricchito di queste conoscenze. Si orienta la docenza della
teologia all’essenziale. Il dato esperito nella preghiera diviene oggetto di
approfondimento e di orientamento per una teologia che sia vero servizio
ecclesiale e aderenza alla rivelazione così come il Signore ce l’ha
consegnata.
Spiritualmente parlando, cosa ha imparato di positivo
dall’esercizio di questo ministero e che può consegnare come lezione o
consiglio ai lettori di Briciole di teologia?
Che l’amore di Gesù Cristo per le nostre anime è una cosa
seria e che l’anima va custodita nella grazia come il dono più bello e sublime
che Dio ci ha fatto. Oggi il senso del peccato sta sempre più sbiadendo in
virtù di una concezione assai sbagliata della misericordia. In questo ministero
ho chiaramente compreso che L’Eucaristia, celebrata ed adorata, la confessione
sacramentale regolare e l’amore filiale a Maria Santissima, sono le armi sicure
per camminare sempre in grazia e verità e godere sempre della dolce presenza di
Gesù nella nostre anime.
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