Gesù non accetta di essere giudice tra due fratelli che si contendono l'eredità. Nondimeno la sua astensione dal giudicare non è priva di giudizio. Le parole del Signore ci ricordano un cristianesimo che sembra lontano anni luce dalla sensibilità odierna, un cristianesimo del distacco, un cristianesimo che non ha cancellato la prospettiva della morte nella considerazione dell'orientamento da dare alla vita. La nostra sensibilità, più propensa a valorizzare gli aspetti umanistici della fede cristiana, non ci deve distrarre da un volto importante e presente abbondantemente nel Nuovo Testamento: il volto sapienzale che riconosce che tutte le ricchezze sono vanità e povertà se non siamo ricchi di Dio e se non vediamo in lui la nostra parte preziosa e L'unica vera eredità.
Lc 12,13-21
Uno della folla gli disse: «Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell'abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede». Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: «Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così - disse -: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!». Ma Dio gli disse: «Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?». Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».
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