Il giudice ingiusto di questo vangelo è in netto contrasto con l'immagine di Dio che Gesù vuole trasmettere del Padre. Il Dio di Gesù Cristo è il Dio delle mani bucate, il Dio che desidera operare salvezza più di quanto possiamo desiderare. Vorrei piuttosto soffermarmi al simbolo del nemico della vedova, quello per il quale eleva la richiesta di aiuto: «Fammi giustizia contro il mio avversario». Chi può essere questo avversario se non noi stessi? Scrisse Seneca: «Non puoi augurare a nessuno una sventura più grave di essere in contrasto con se stesso». Io mi auguro e ti auguro, anzi, prego che il Signore ci aiuti a vincere noi stessi per fare spazio al sogno e al disegno di Dio.
Lc 18,1-8
Diceva loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai: «In una città viveva un giudice, che non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: «Fammi giustizia contro il mio avversario». Per un po' di tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: «Anche se non temo Dio e non ho riguardo per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi»». E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?».
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