San Tommaso descrive le persone nella Santissima Trinità come «relazioni sussistenti». Con queste parole intende dire che ogni persona nella Trinità è se stessa nella misura in cui è in relazione alle altre. Detto in termini ancora più vicini al vissuto quotidiano: tutta la vita del Padre è nel suo rapporto al Figlio. E così è per il Figlio e per lo Spirito. Come esseri umani, creati a immagine di Dio, anche noi siamo le nostre relazioni. Ora essere sordomuti è essere simbolicamente e realmente tagliati fuori dalla comunicazione. È essere marginalizzati in ciò che costituisce la persona. Da qui il peso della parola forte ed eloquente di Gesù: «Effatà». Pronuncia, Signore, questa parola sulle nostre chiusure. Liberaci dalla paura, dal pregiudizio e dal ripiegamento su noi stessi, per entrare in relazioni che profumano di Dio, del Dio trino.
Mc 7,31-37
Di nuovo, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».
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