La promozione dell’humanum per la gloria di Dio
di Robert Cheaib
Il ventesimo secolo è stato un «secolo breve» ma ricco di eventi mondiali che hanno segnato e ridisegnato la nostra visione dell’uomo. Provvidenzialmente, la teologia – quale figlia, giudizio e guida del proprio tempo – non è stata indifferente ai cambiamenti epocali che stavano accadendo.
Lungi dal continuare a ripetere l’Evento con il gergo del passato, la teologia del XX secolo ha saputo rimodulare il racconto e l’impatto dell’Evento della fede per farlo riecheggiare fresco, vivo e vivificante nella coscienza dell’uomo contemporaneo. È una grande emozione potersi confrontare, quasi con un solo colpo d’occhio con l’eredità teologica del XX secolo. Il libro Antologia del Novecento teologico curato dal teologo Rosino Gibellini ed edito dall’editrice Queriniana offre questa possibilità.
Gibellini, noto teologo bresciano, direttore letterario dell’Editrice Queriniana, ritorna a noi con un’altra rivisitazione e assaggio dell’eredità del Novecento. Conosciuto tra l’altro per l’imponente opera La teologia del XX secolo nella quale ricostruisce la storia del pensiero del Novecento teologico nei suoi momenti più significativi ed espressivi, Gibellini ci presentea ora un libro complementare – un’antologia – che offre il supporto testuale e «la materia di prima mano» all’acuta analisi offerta nel volume precedente.
Se la prima opera del Gibellini rivela la sua capacità di sintesi – un dono raro tra i teologi –, la presente antologia è certamente testimone del suo carisma di intravvedere il tutto nel frammento. Non è comune, infatti, riuscire a contenere in meno di 400 pagine un ventaglio di riflessione e di produzione teologica che si estende cronologicamente per circa un secolo intero, e geograficamente per coprire contributi teologici di quasi tutti i continenti.
L’intenzionalità dell’Antologia è quella di essere didatticamente propositiva. A tal fine, essa sceglie i contributi degli autori seguendo i criteri della brevità, incisività ed evocatività, ovvero la capacità di aprire piste nuove e creare nessi con altri contributi degli autori e della stagione teologica. Fedele a quest’intenzione l’antologia fornisce per ogni testo una breve introduzione di contestualizzazione, l’anno di pubblicazione, il riferimento nella lingua originale e quello nella traduzione italiana.
L’Antologia si apre con un testo dell’Essenza del cristianesimo di Adolf von Harnack che individua il nucleo della novità cristiana nell’annuncio della paternità di Dio e nel valore accordato all’anima umana a partire dallo sguardo provvidente di Dio posto sull’uomo. Un primo testo che lancia un viaggio e un’avventura di lettura serrata e sprizzante, che permette a chi è esperto in materia di riabbracciare l’orizzonte teologico del Novecento in uno sguardo, e a chi è meno esperto di avere un assaggio della ricchezza e dell’attualità dei contributi teologici di quella feconda ed effervescente stagione teologica.
Nel precedente volume, Gibellini notava che una delle frasi più citate nella teologia del Novecento è stata quella di sant’Ireneo di Leone, il grande Padre del II secolo: «Gloria Dei vivens homo» (la gloria di Dio è l’uomo che vive). La ricorrenza testimonia e cristallizza la convergenza nel discorso teologico tra la parola su Dio e in onore di Dio e l’attenzione, la difesa e la preoccupazione per l’Humanum. La presente Antologia documenta questa doppia fedeltà. «Nella scelta dei testi da proporre […] – spiega il curatore – si è prestata attenzione anche alla bellezza di espressività e di teoresi delle pagine consegnate alla cultura dal pensiero cristiano sviluppatosi lungo i tornanti del Novecento, uno dei secoli più ricchi e più vivaci di riflessione e di elaborazione teologica per le sfide affrontate». La raccolta attesta come nel tempo della «morte di Dio» (Nietzsche), dell’«eclissi di Dio» (Buber) e dell’erosione dell’umano sotto i colpi della barbarie e del nichilismo, la teologia si è posta a difesa dell’Humanun «minacciato» (Bloch) e ha promosso l’uomo in nome dell’amore e della «passione per il Regno».
La carrellata dei testi attraversa i contributi della teologia liberale e quella dialettica (particolare attenzione è data a Karl Barth); offre un assaggio della teologia esistenziale di Rudolf Bultmann; dedica un giusto spazio alla reinterpretazione della presenza cristiana in Dietrich Bonhoeffer in vista di un’attualizzazione della presenza profetica e della «fedeltà al mondo» in nome di una fede matura; coglie il nucleo del metodo della correlazione di Paul Tillich quale tentativo di mostrare come le attese esistenziali e culturali trovano le loro requie nella risposta del messaggio cristiano.
Il cammino prosegue e incontra la teologia della secolarizzazione, della morte di Dio, la teologia ermeneutica, la teologia della storia. Si offre un assaggio dei grandi teologi francesi di Saulchoir (Marie Dominique Chenu, Yves Congar) e di Lyon-Fourvière (Henri De Lubac, Daniélou), per poi passare all’area tedesca con Romano Guardini, Wolfhart Pannenberg, Karl Rahner, Jürgen Moltmann, Johann Baptist Metz. Non mancano i saggi della teologia sudamericana, nordamericana, africana, asiatica, femminista, teologia della liberazione, la teologia russa della sofia…
Lo sguardo globale alla raccolta non può che notare che l’accento è posto soprattutto sulla teologia europea e in particolar modo su quella di lingua tedesca. In fondo, un’antologia – e il curatore lo sa bene – non è e non può essere esaustiva. Essa è da intendersi piuttosto come «un invito a più ampie letture». In questa linea, il volume rappresenta senza dubbio un prezioso punto di riferimento e un valido trampolino di lancio per tuffarsi nelle riflessioni di uomini che hanno capito la teologia come una diaconia della verità, come mediazione tra la fede e le contemporanee matrici culturali, come sollecitudine per l’uomo in nome di Dio, e come uno sguardo meravigliato al cospetto di Dio, uno sguardo inebriato di silenzio, perché l’ultima parola del teologo è il silenzio affinché il Silenzio si faccia Parola in lui. È, infatti, significativo che l’Antologia si chiude con un testo-preghiera di Karl Rahner del 1938:

«Allora tu sarai l’ultima parola, l’unica che rimane e non si dimentica. Allora, quando tutto tacerà nella morte, e io avrò consumato il mio sapere e il mio soffrire. Allora avrà inizio il grande silenzio in cui tu solo risuoni, Parola dell'eternità. Allora sarà muta ogni parola umana, essere e sapere, conoscere ed esperienza saranno una cosa sola: “io conoscerò come sono conosciuto”, comprenderò quello che tu da sempre m’hai detto: te, mio Dio. Non ci sarà parola umana, né immagine, né concetto fra me e te; tu sarai la mia parola del giubilo dell'amore, della vita che riempie ogni spazio della mia anima».