Penitenza e unzione dei
malati
Robert Cheaib
Vi è una diffusa
identificazione tra cattolicesimo e sacramenti tale da definire i credenti impegnati
nella vita ecclesiale come «praticanti», sottintendendo che siano persone che
praticano la vita sacramentale della Chiesa.
Oltre all’identificazione
della figura del cattolico tipo con chi frequenta la vita sacramentale, vi è
anche un’associazione diretta tra il professarsi più o meno cattolici e
l’abitudine sociale di non perdere gli appuntamenti sacramentali fondamentali:
il battesimo, la prima comunione, la cresima, il matrimonio in chiesa («perché
è più bello» o «per i parenti»). Malgrado l’erosione provocata nella statistica
dei praticanti dal secolarismo, la Chiesa rimane per tanti un punto di
riferimento per via dei sacramenti. Hanno relativamente poca fortuna altre iniziative
che fioriscono nelle comunità come la lectio divina, la formazione
permanente degli adulti, i campi estivi, i centri d’ascolto... Le eccezioni ci
sono, ma rimangono appunto delle eccezioni.
Vanno in controtendenza due
sacramenti: la penitenza e l’unzione degli infermi. Secondo Angelo Maffeis,
questi due sacramenti si trovano «in ombra nella pratica pastorale e, prima
ancora, nella coscienza dei fedeli». Nel suo libro Penitenza e unzione dei
malati, Maffeis spiega che tale marginalità è dovuta certamente alla natura
propria dei due sacramenti. Essi «dispiegano infatti la loro efficacia in
momenti ‘critici’ della vita cristiana, quando essa si trova minacciata e
colpita dal peccato e dalla malattia». È naturale, allora, che siano per loro
natura un po’ all’ombra, giacché la loro azione è rivolta al lato oscuro
dell’esistenza umana e religiosa.
Le ragioni immanenti appena
enunciate non esauriscono però la diagnosi della crisi dei due sacramenti. Vi sono
componenti sociali e culturali che contribuiscono all’emarginazione attuale
della penitenza e dell’unzione degli infermi. Tali componenti si dispiegano in
tendenze varie che si riassumono in quanto elenca Giovanni Paolo II
nell’esortazione apostolica Reconciliatio et paenitentia (1985) riguardo
al sacramento della penitenza: «l’oscuramento della coscienza morale e
religiosa, l’attenuazione del senso del peccato, il travisamento del concetto
di pentimento, la scarsa tensione verso una vita autenticamente cristiana;
dall’altro lato, la mentalità, talora diffusa, che si possa ottenere il perdono
direttamente da Dio anche in maniera ordinaria, senza accostarsi al sacramento
della riconciliazione, e l’abitudine di una pratica sacramentale priva talora
di fervore e di vera spontaneità, originata forse da una considerazione errata
e deviante degli effetti dei sacramenti».
Se gli elementi appena
elencati riguardano maggiormente la confessione, l’ignoranza imperante sulla
natura e sul senso dei due sacramenti è certamente un fattore comune. Da qui
l’importanza del libro di Angelo Maffeis edito dalla Queriniana, quale volume
nono del Nuovo corso di teologia sistematica.
Lo sforzo di Maffeis in
questa opera si orienta primariamente a comprendere il significato di ognuno
dei due sacramenti alla luce della fede e della tradizione, a partire dai
fondamenti scritturistici fino agli ultimi sviluppi. L’approfondimento
storico-teologico è accompagnato dalla debita attenzione alle quali questi due
sacramenti in particolare offrono la risposta della fede.
Il libro Penitenza e
unzione dei malati è rivolto primariamente all’attività didattica e offre
alla fine di ogni capitolo temi per lo studio e bibliografia per
l’approfondimento. Ma la chiarezza e la sistematicità dell’esposizione rende il
volume un ottimo sussidio anche per chi desidera, senza una particolare
preparazione teologica, conoscere e approfondire la storia e la natura dei due
sacramenti in questione.