Invito alla lettura di I vangeli apocrifi di A.P. i Tàrrech
I vangeli apocrifi sono
venuti fortemente a galla grazie alla divulgazione letteraria scattata il
decennio scorso con il romanzo di Dan Brown, Il codice Da Vinci. Il
lettore digiuno in materia di scritti canonici e apocrifi, che ha avuto il
primo contatto con questa letteratura attraverso il romanzo, sarà uscito
sicuramente con quest’idea: i vangeli apocrifi sono i documenti più antichi (questa
è un’affermazione del libro di Brown) e più autentici sulla vita di Gesù.
Secondo l’idea divulgata, apocrifo è sinonimo di nascosto e indica quei scritti
che la Chiesa ha voluto tener nascosti perché contengono dottrine e verità
scomode per le sue dottrine.
Una persona minimamente
acculturata in materia di letteratura apocrifa non può che accogliere queste
affermazioni con un sorriso che esprime quasi compassione per
l’ingenuità/malizia delle affermazioni e distacco da conclusioni che non stanno
né in cielo né in terra.
La differenza tra canonico
e apocrifo
La «differenza fondamentale»
tra vangeli canonici e vangeli apocrifi è che i primi risalgono al I secolo
d.C., a una distanza temporale molto breve rispetto ai fatti narrati, mentre gli
apocrifi più antichi sono databili tra il I e il II secolo. La maggior parte di
essi risale al III secolo. Vi sono, inoltre, vangeli che risalgono al IV secolo
(un frammento copto piccolissimo è stato presentato recentemente dalla studiosa
Karen L. King in un convegno a Roma) e addirittura al XIV-XV secolo, come il
vangelo apocrifo rinvenuto in Turchia, e sbandierato dal ministro della cultura
turco, nel quale si afferma tra l’altro che Gesù abbia predetto la venuta di
Maometto.
Il termine «canonico» deriva
dalla parola greca kanôn che a sua volta deriva dalla parola ebraica qané,
la cui traduzione esatta è «canna». La canna serve per misurare, è una norma,
una regola, un criterio. Gli scritti canonici vengono accolti dalla Chiesa in
un processo temporale e collettivo che ha in linea di massima tre criteri:
l’antichità ovvero la parentela apostolica, la conformità alla regula fidei
e la ricezione dalle comunità cristiane (il con-sensus fidelium).
È dunque la comunione delle
Chiese, non la decisione di singole persone, ad aver riconosciuto la canonicità
degli scritti che troviamo nella Bibbia e il criterio duplice per questa scelta
era l’affidabile parentela apostolica e una misura ancora più radicale: quella
della fedeltà e della consonanza con la regula fidei tramandata con
scrupolo dagli apostoli e dai loro successori.
Il termine «apocrifo»
significa invece «nascosto, chiuso, segreto». Il Vangelo di Tommaso, ad
esempio, inizia così: «Queste sono le parole segrete di Gesù». I testi stessi
evidenziano una distanza tra la rivelazione pubblica e quella esoterica. Con i
grandi padri della Chiesa, il termine apocrifo prenderà altri significati peggiorativi
come «falso, falsificato» (così Ireneo di Lione). In termini più pacifici,
apocrifo sarà solo un modo per dire che sono scritti che non sono stati
accettati tra i libri da leggere nella liturgia (così Atanasio nella sua famosa
Lettera Pasquale in cui vengono elencati i libri canonici).
Gli apocrifi non vantano i
criteri di canonicità. Per quanto riguarda l’antichità – fatta eccezione per il
sostrato del vangelo di Tommaso (e dico sostrato perché il materiale attuale è
un miscuglio difficilmente districabile tra materiale antico e aggiunte
gnostiche molto tardive) – i vangeli apocrifi più antichi, come si è accennato,
risalgono già a dopo l’anno 100. Lo stesso dicasi, logicamente, della paternità
dubbia e non apostolica. La mancanza di questi due criteri ha subito e sempre
fatto sì che la Chiesa come comunità ecumenica ne prendesse le distanze.
I vari tipi di letteratura
apocrifa
La letteratura apocrifa è
molto vasta. Non abbiamo infatti solo «vangeli» apocrifi. I quattro tipi di
testo contenuti nel NT (vangeli, atti, lettere, apocalisse) si ritrovano anche
nella letteratura apocrifa.
Inoltre, non tutti i libri
apocrifi hanno l’intenzione di aggiungere materiale gnostico ed eretico che
pretende sostituire i libri canonici. Tanti di questi scritti sono redatti da
gente di buona volontà che voleva apportare dei dettagli per soddisfare l’immaginazione
pia su particolari biografici trascurati nei libri canonici. È il caso del Protoevangelo
di Giacomo che narra gli avvenimenti della vita di Maria e dell’infanzia di
Gesù, oppure il Transito di Maria che narra la fine della vita di Maria,
la madre di Gesù.
Il miglior rimedio
all’ignoranza e alla confusione è la conoscenza documentata e il contatto
diretto con le fonti. Da qui l’importanza dell’opera interessantissima di
Armand Puig i Tàrrech, I vangeli apocrifi. Il libro è pensato per un
pubblico «ampio e colto, interessato a conoscere direttamente i testi cristiani
tra il II e il IV secolo». Per aiutare il lettore, il libro non offre soltanto
delle traduzioni accurate e affidabili, ma accompagna i testi con introduzioni
e note esplicative.
Le Edizioni San Paolo
offrono al lettore di lingua italiana il prezioso contributo del professore di
Nuovo Testamento della Facoltà Teologica della Catalogna. Sono parsi già i
primi due volumi:
Il primo offre I materiali
frammentari (tra cui gli Agrapha, ossia i detti di Gesù), i vangeli
giudeo-cristiani, i vangeli dell’infanzia, i vangeli della passione e
risurrezione di Gesù, e il già menzionato Transito di Maria, sulla morte
e l’assunzione della Madre di Dio.
Il secondo volume, inizia con
una vasta Introduzione al pensiero gnostico, seguita dal famosissimo Vangelo
di Tommaso. Gli altri tre documenti presentati, tradotti e commentati sono:
Dialogo del Salvatore, Vangelo di Maria e Prima Apocalisse di
Giacomo.
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I due volumi sono
disponibili sui seguenti link: