Il «Trattato sulla Trinità» di René Laurentin
Robert
Cheaib
Pensando
al Dio cristiano, non possiamo non fare i conti con la provocazione kantiana:
«Della Trinità nulla può servire sul piano pratico». La provocazione kantiana
nasce da un oblio di casa nostra, casa della teologia e della fede. Di questo
oblio hanno parlato vari teologi autorevoli come Karl Rahner, Bruno Forte. La
riflessione teologica – tranne quando si trattava della Trinità – si è spesso
sviluppata attorno a un monoteismo stretto. A ragione Karl Rahner affermava che
se per assurdo dovessimo scoprire che la Trinità fosse un errore teologico,
poche cose sarebbero da cambiare nei nostri libri di pietà, nei nostri manuali
di teologia, di morale, ecc.
È
grave quanto dice Rahner, ma è vero. La provocazione è un invito a recuperare
la riflessione sul Dio trinitario, ma anche la pertinenza della fede trinitaria
per la nostra vita di fede. Le dimensioni sono pertanto due: la prima è riflessiva
che coglie la centralità del mistero trinitario nell’universo teologico (il
rapporto e l’incidenza della Trinità nell’antropologia, nella cristologia,
nell’ecclesiologia, ecc.); la seconda è esperienziale e implica la nostra vita
spirituale. Che differenza fa credere in un Dio di monoteismo rigido e credere,
invece, che Dio è uni-trino?
Come
si può notare, la posta in gioco è fondamentale. È in questione il Dio
annunciato da Gesù, quel Dio che preghiamo in ogni preghiera liturgica, quel
Dio che salutiamo con ogni segno della croce.
Un
teologo dedito alla Trinità
Il
famoso teologo Mons. René Laurentin ha dedicato alla Trinità varie opere. In
preparazione al giubileo del 2000, in cammino con le indicazioni di Giovanni
Paolo II ha scritto tre opere dedicate a ognuna delle ipostasi della Trinità. Poi
ha scritto una quarta opera, un manuale imponente, una «summa» di circa 500
pagine sulla Trinità dal titolo La Trinité, Mystère et lumière. Dieu est
Amour, Relation, Societé.
In
seguito a quel volume, ha voluto offrire un altro volume, più contenuto, nel
quale ha voluto includere una specie di summa summarum della sua
riflessione trinitaria. Il libro in francese è dal titolo Traité sur la
Trinité. Principe, modèle et terme de tout amour suivi
de Testament spirituel. Il libro è stato reso disponibile per il pubblico italiano da Edizioni
ART con il titolo: Trattato sulla Trinità. Principio, modello e terminedi ogni amore.
Principio,
modello e termine di ogni amore
Mi
ricordo del commento di un amico al vedere il titolo del libro. Era rimasto
colpito, quasi sconcertato, dell’assolutezza che Laurentin vede e intravede nel
mistero trinitario. Eppure, tutto il libro cerca di mostrare (e secondo il mio
parere, ci riesce) a evidenziare la realtà e la concretezza della scommessa. Il
volume – inteso dall’autore come suo «testamento spirituale» è frutto della sua
perseverante applicazione intellettuale e spirituale sul mistero trinitario.
Nell’introdurre il libro confessa: «Tre volte sono stato sul punto di
abbandonare l’impossibile progetto: “è troppo difficile, io sono troppo
vecchio. Soccomberò”. Non so perché ho perseverato, ma all’improvviso è
arrivata la luce: semplice e penetrante. Dopo cinquant’anni di studi rigorosi,
ma settoriali e miopi, la Trinità mi ha chiarito tutto a partire dal vertice.
La luce si è imposta irresistibilmente: Dio è Amore (1Gv 4,8.16). L’Amore è
uno, è l’unità suprema, ma non c’è amore se non ci sono più persone» (15).
Il
volume si divide in quattro parti. La prima considera la rivelazione biblica
riflettendo in un primo momento sulla implicita «trasparenza della Trinità
nell’Antico Testamento», per approdare alla riflessione neotestamentaria più
esplicita e completa.
Già
questa parte biblica evoca la concretezza della fede trinitaria. L’autore,
infatti, non considera soltanto i versetti o i passaggi espressamente trinitari,
ma anche la metanoia implicita dettata dalla Trinità. Così mostra, ad esempio,
come anche la morale cristiana è compenetrata dal leitmotiv trinitario.
Il paradigma trinitario sta a fondo del «capovolgimento dell’egoismo in
altruismo, del vivere-per-sé al vivere-con-e-per-gli-altri». Questo amore
cristiano «è più che una rivoluzione, è una trasfigurazione, un passaggio dal
chiuso all’aperto, all’immagine della vita divina perché le tre Persone vivono,
le une per le altre, in un’unità perfetta, che è pienezza di reciprocità, di
essere e di amore» (77).
La
seconda parte del Trattato si sofferma sul lungo cammino della storia del dogma
trinitario tracciando il bilancio e tirando le somme della riflessione
trinitaria che va dalle prime espressioni trinitarie nelle liturgie e nelle
prime confessioni di fede dei proto-cristiani fino all’epoca contemporanea. La
considerazione di Laurentin è particolarmente attenta alla congiunzione tra
riflessione ed esperienza perché «la conoscenza della Trinità, come ogni
conoscenza amorosa o di amicizia, trova il suo compimento nell’unione. Il
linguaggio ne è soltanto una presa di coscienza» (105). Tra le varie
riflessioni preziose di questa parte, segnalo particolarmente il lodevole bilancio
delle analogie utilizzate per il discorso trinitario (cf. 184-189).
La
terza parte è una riflessione euristica sulla Trinità che parte da una presa di
coscienza della natura particolare della conoscenza di Dio: «La conoscenza di
Dio non può essere quella di un osservatore. Si tratta di una praxis
(prassi) che edifica l’uomo, le comunità umane e la Chiesa» (193). L’invito è
ad associare evocazione e invocazione perché «non si può accedere alla
conoscenza di Dio senza entrare in connaturalità con lui, vivendo lo stesso
amore» (194). A partire da questa premessa la parte sviluppa la riflessione in
due sezioni: la prima verte su quanto la ragione umana può dire sulla Trinità;
la seconda su quanto Dio stesso ha rivelato della sua vita intima.
Vivere
la Trinità
Se
le varie parti del Trattato trapelano già un felice connubio tra sapere ed
esperienza, la quarta parte vi si dedica pienamente. Con semplicità e
profondità Laurentin prende atto del dato di fede essenziale: «La Trinità
esiste, è qui, alla nostra portata. Le tre persone sono già in noi se le
accettiamo» (287). A varie riprese Gesù ci ricorda di questa dimora trinitaria
in noi. La vita spirituale è accorgersi e immergersi nella Trinità già
presente.
Laurentin
analizza i mezzi messi a nostra disposizione per entrare e mantenere la
Presenza viva: la preghiera, la vita nuova con i sacramenti, i carismi, ecc.
Le
conclusioni generali del libro raccolgono i riflessi della luce trinitaria
sulle varie dimensioni dell’esistenza dell’uomo e soprattutto del cristiano.
Il Trattato
della Trinità di René Laurentin è un felice contributo atto a rendere la fede
trinitaria – così centrale eppure così marginalizzata – accessibile e fruibile
per tanti credenti che, senza colpa, non sanno cosa pensare e cosa fare del
loro amato Dio Uni-Trino.
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