non un terzo Vaticano
ma un secondo Gerosolimitano
per de-religionizzare la Chiesa
in senso barthiano
o almeno de-clericalizzarla
in senso cattolico
o almeno de-romanizzarla
in senso evangelico
o almeno de-curializzarla
in senso etimologicamente “apostolico”
- O almeno per capire una cosa banale:
il mondo è tutto “mondo”
bene o male
è servire o dominare».
Questo estratto di un “sogno” esprime l’afflato che
attraversa il libro «allobiografico» del gesuita italiano Silvano Fausti. Parlo
di allobiografia perché è lo stesso gesuita a confessare che ha voluto
scrivere, nel libro Sogni, allergie, benedizioni «non un’autobiografia,
ma un’eterobiografia o, meglio, un’allobiografia» volendo riferire non quanto
ha fatto lui, ma quanto gli altri hanno fatto in lui e per lui.
Il libro esprime la nota ricchezza e freschezza dello stile
del Fausti e fa trapelare una grande libertà interiore nonché una ricca cultura
che non ama imporsi con la pesantezza del gergo, ma con la simpatia e la
leggerezza del tocco profetico.
Non tutti condividerebbero le varie analisi o riflessioni
che toccano sfere diversissime: dalle guerre mondiali, al Concilio Vaticano II,
dal ’68 a oggi. Ma Fausti non pretende minimamente quello. Anzi, ciò che
traspare dalle pagine è una libertà che invita a sua volta ad essere liberi.
Liberi ma seri e fedeli alla propria libertà, seri e impegnati a realizzare la
propria grandezza profetica al cospetto di Dio. «Non esporrò idee – scrive –
facili da inventare, sono inutili per imparare». Fausti parla di persone, di
intuizioni, di un pathos che si percepisce per essere continuamente à la
page con l’attualità del vangelo. Il libro, quindi, è uno specchio
maieutico che invita a riappropriarsi di certezze non più personali e a
scartare ombre di certezze per lasciarsi di nuovo sfidare dalla schiettezza del
vangelo.