Un viaggio tra gli affreschi che raffigurano il Credo
Robert Cheaib
L’arte si propone come una forma alternativa di rispondere
alle domande profonde dell’uomo. Non presenta un senso già confezionato, ma
incarna una forma, una manifestazione di una possibilità. L’arte libera le
risposte non le imprigiona. Per Einstein l’arte è «l’espressione del pensiero
più profondo nel modo più semplice».
Lungo la storia l’arte non è stata soltanto un’espressione
estetica, ma anche una manifestazione di genio creativo e uno strumento
comunicativo e mistagogico. San Gregorio Magno vedeva nelle espressioni
artistiche (e in particolare le icone sacre) libri per chi non sa leggere. Il
linguaggio della bellezza ci è connaturale, quasi innato, richiede da noi
soltanto di essere affinato e di essere ulteriormente iniziato e perfezionato.
Nel libro La bellezza della fede di Valentina Rapino
veniamo portati sulla soglia di sette cicli di affreschi italiani che
accompagnano sette proposizioni del simbolo apostolico con una ondata di
bellezza artistica per scoprire meglio la bellezza della fede.
Credo che il modo migliore di presentare questo libro è
assaggiare un suo quadro e vederne non tanto la spiegazione quanto il
dispiegamento. In occasione dell’imminente festa del santo Natale è opportuno
scegliere il quadro dell’Adorazione del Bambino del Pintoricchio. Al suo
riguardo la Rapino scrive:
«Nel Protoevangelo di Giacomo, testo apocrifo del II
secolo d.C., la nascita di Gesù avviene di notte nel più totale silenzio: tutto
rallenta, tutto si ferma per adagiarsi nella calma della contemplazione. È il
silenzio dell’attesa che precede il parto di Maria, è la notte che tutto
avvolge, ribaltando i tempi e il corso normale degli eventi. Quando Maria
partorisce, una grande luce invade la grotta, tanto le levatrici (figure
presenti solo negli apocrifi) ne rimangono quasi accecate. Questa lettura
offerta dal Protoevangelo suggerirà un motivo iconografico di
derivazione fiamminga che si diffonde a partire dal XVI secolo, ovvero quello
di Gesù Bambino radioso, avvolto da un cerchio di luce.
«Nell’Adorazione del Pintoricchio non è tanto il
Bambino ad essere fonte di luce, quanto tutto il giardino in cui si svolge la
scena. Tutto è immerso in una coltre di calore, fioriscono le piante,
germogliano i fiori, si riesce quasi a sentire il cinguettio mattutino degli
uccelli: è l’alba di un nuovo giorno. «Il popolo che camminava nelle tenebre /
vide una grande luce; / su coloro che abitavano un paese tenebroso /
risplendette una luce. / Hai moltiplicato la gioia, / hai aumentato la letizia»
(Is 9,1-2)».