Dato che si levano voci contro il presepe, considerato come segno "discriminatorio" che ferisce la sensibilità culturale di alcuni... in questa fiumana di mancanza di identità che si spaccia per tolleranza, mi sento di fare polemica replicando colui che è venuto non a portare pace, ma la spada, (non la spada che uccide - è a lui che dobbiamo il detto popolare "chi di spada ferisce, di spada perisce". Gesù era un non-vuolento - ma la spada che recide, che crea distinzione, che chiama le cose per nome, la spada dell'amore che non può non dire la verità e optare per la verità...).
Ecco, tornando alla mia premessa... dato che il presepe potrebbe creare discriminazione e mancare di rispetto all'alterità, anche io pretendo il mio diritto a non sentirmi discriminato. Sono anche io cittadino e pago pure il canone RAI senza guardare la tv, (senza parlare del condominio, anche se il citofono generale è rotto da due anni...)... Voilà, chiaro e tondo: Babbo Natale mi urta, levatelo dai presepi, mi fa sentire discriminato e urta la mia sensibilità. Dato che come cristiano sono ormai parte di una minoranza culturale in Europa, chiedo il rispetto per questo piccolo gregge a cui appartengo... In nome della vostra tolleranza...
Ad ogni modo, all’inizio di questo articolo è giusto contestualizzare quanto seguirà. Quest’articolo fa parte di una rubrica dell’edizione araba di Zenit dedicata a rispondere a domande poste dai nostri lettori. Non di rado la risposta gioca sul filo dell’ironia per rivelare il «caso serio della fede».
Ecco, tornando alla mia premessa... dato che il presepe potrebbe creare discriminazione e mancare di rispetto all'alterità, anche io pretendo il mio diritto a non sentirmi discriminato. Sono anche io cittadino e pago pure il canone RAI senza guardare la tv, (senza parlare del condominio, anche se il citofono generale è rotto da due anni...)... Voilà, chiaro e tondo: Babbo Natale mi urta, levatelo dai presepi, mi fa sentire discriminato e urta la mia sensibilità. Dato che come cristiano sono ormai parte di una minoranza culturale in Europa, chiedo il rispetto per questo piccolo gregge a cui appartengo... In nome della vostra tolleranza...
Ad ogni modo, all’inizio di questo articolo è giusto contestualizzare quanto seguirà. Quest’articolo fa parte di una rubrica dell’edizione araba di Zenit dedicata a rispondere a domande poste dai nostri lettori. Non di rado la risposta gioca sul filo dell’ironia per rivelare il «caso serio della fede».
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Distruggo l’infanzia di mio figlio se gli dico che Babbo Natale non
esiste?
La risposta alla domanda posta non richiede una specializzazione in
teologia. Come potete immaginare, non può essere dogmatica perché non è una
questione di categorica morte e vita (per la fede). Ma merita la considerazione
per invitarci a riflettere più da vicino sul senso del santo Natale, per
mettere in questione alcuni infondati scrupoli che ci facciamo e per
ri-guardare e magari salva-guardare l’Essenziale.
Sic
La mia risposta è sì, rivelare che Babbo Natale non esiste distruggerà la magia dell’infanzia se il Natale per te è solo questione di regali e di racconti leggendari. Sì, distruggerai l’infanzia dei tuoi figli se Babbo Natale è «l’unico mediatore» dell’affetto in famiglia, l’unico elemento di sorpresa e l’unica novità che apre (anzi, chiude) l’anno. Sì, distruggerai l’infanzia dei tuoi figli se li cresci con l’idea di un dio giustiziere, poliziotto, ispettore, onniveggente (o meglio veggente – che iella! – solo dei misfatti). Un Gesù che se sbagli ti viene a castigare di notte, che te la fa pagare, ecc. In tal caso, se uccidi il buono e “morbidoso” babbo Natale, hai rovinato l’ultimo totem.
Et non
Ma la mia risposta è no, assolutamente no, se vuoi «una via migliore». E permettimi – accanto alla raffica di film natalizi (meglio detti babbo-natalizi) – di invitarti a fare da regista e di immaginare qualche scenario alternativo. Ad esempio, ingegnarti per raccontare in un linguaggio semplice, accattivante e comprensibile ai tuoi figli la bellezza di un Dio che ha tanto amato il mondo da farci come regalo non solo cose, ma il nostro stesso essere e soprattutto Se stesso. I vangeli dell’infanzia si prestano così bene ad essere un sequel di racconti serali!
C’è tanta magia nel raccontare la verità dell’Amore e la sua gratuità
che non è un mito surreale né una tecnica commerciale, ma che è la «verità del
mondo» e il «cuore del mondo». È questo «L'Amor che move il sole e l'altre
stelle». E perché non spiegare piuttosto che i regali davanti al presepe e
sotto l’albero sono un simbolo, così minuscolo, rispetto al grande regalo di
Dio all’umanità, suo Figlio, Gesù Cristo?
Perché non spiegare che, malgrado la crisi, adesso come genitori, zii e
zie, nonni e nonne, ci prodighiamo a farci regali, non tanto per i regali, ma
perché da Gesù abbiamo imparato che c’è più gioia nel «donare che nel ricevere»
e perché la fede ci insegna la bellezza di stare insieme sotto un solo tetto?
Perché non aiutare a capire che Babbo Natale è un «falso d’autore» utile
per ricordarci una realtà ancora più bella della finzione, quella dei santi (e
in questo caso di san Nicola) che spalancano i cuori alla generosità e
all’attenzione verso gli altri perché sono stati visitati e toccati dall’amore
di Gesù che «ci ha amati per primi»? Il santo vescovo Nicola amava i bambini «a
gratis», non come l’annuncio del Babbo Natale del mio quartiere che recitava
così: «Il giorno tot, è possibile prenotare la distribuzione sotto il gazebo
del parco comunale dei vostri regali ai vostri bambini con Babbo Natale». E in
caratteri più piccoli: «a partire da 3 euro a regalo». Ho cercato di fare un
po’ di ermeneutica dell’a partire da pensando a cosa potrebbe essere il
criterio: il peso? Le dimensioni? Il colore della carta regalo? O il valore
assicurato?
Ma certo che no!
Non distruggerai l’infanzia dei tuoi figli se al posto del buonista sconosciuto
e immaginario saprai sintonizzare l’immagine di Dio a immagine del Bambino del
presepe, buttando fuori dalla finestra l’immagine del Grande Inquisitore.
Ricordandoti che chi vede Gesù vede il Padre. Sì, quel Bambino è ciò che meglio
possiamo dire per capire Dio, è la Parola.
Non distruggerai il Natale se riesci ad aiutare i tuoi figli ad avere i
sentimenti di una Thérèse di Lisieux che scrisse prima di ricongiungersi con
l’Amore: «Non posso temere un Dio che si è fatto così piccolo per me… Io lo
amo… perché non è altro che amore e tenerezza».
La questione di Babbo Natale è molto opinabile e personale. Per questo
vorrei alludere a un’esperienza personale. L’anno scorso, ero con mio figlio
che aveva tre anni e stavamo facendo le ultime spese del Natale. Il bimbo ha
notato che in giro c’erano tanti babbi Natale (umani intendo) di varie taglie e
diete. Lui stesso ha avuto i suoi dubbi ed è stata una bella occasione
spiegargli, in modo adeguato alla sua età, le varie cose che ho accennato
sopra… Per rassicurarvi: finora non mi sono sentito costretto a inviarlo dallo
psicologo o a sottoporlo a rehab.
Non distruggiamo la vita dei nostri figli se demitizziamo Babbo Natale.
Non sono i miti che danno vita, gioia e serenità. Distruggiamo i nostri figli
se li facciamo vivere una realtà senza amore, se li cresciamo etsi Deus non
daretur, come se Cristo fosse soltanto un accessorio secondario per la
festa che è sua. Distruggiamo i nostri figli se li cresciamo «senza speranza e
senza Dio in questo mondo».
Un canto spirituale libanese finisce così: «Senza di Te non si compie la
mia letizia. Senza di Te la mia mensa è deserta». Il Pane del Cielo sceso nella
«casa del pane» (questo è il significato letterale di Betlemme) è il centro e il senso dell’attuale festa. E
quanto è azzeccato lo slogan: «Keep Christ in CHRISTmas». Senza di Lui tutti i
contorni non saziano. Lui Desiderio di tutti i nostri desideri. Ricordiamo la
sua importanza con queste parole traboccanti di desiderio di Isaia 9 «Il popolo
che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano
in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato
la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete.[…] Perché
un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio, […] principe della pace».
La magia vera è l'Amore fattosi carne
sì, la "magia" vera del Natale è quest'amore folle di cui siamo stati destinatari, non perdiamo di vista questa grande gioia. Viviamo il "christian pride", c'è chi vuole togliere il presepe dalle scuole, reagiamo politicamente, (e quanto mi piace essere politicamente scorretto!), e togliamo l'inessenziale dal presepe... la Magia splenderà di più...
Come regalo anticipato vi lascio con questo momento di magia che ho vissuto con i miei figli, la prima serata d'Avvento. L'avevo trascritta non appena avevamo finito di parlare perché era troppo forte:
La magia vera è l'Amore fattosi carne
sì, la "magia" vera del Natale è quest'amore folle di cui siamo stati destinatari, non perdiamo di vista questa grande gioia. Viviamo il "christian pride", c'è chi vuole togliere il presepe dalle scuole, reagiamo politicamente, (e quanto mi piace essere politicamente scorretto!), e togliamo l'inessenziale dal presepe... la Magia splenderà di più...
Come regalo anticipato vi lascio con questo momento di magia che ho vissuto con i miei figli, la prima serata d'Avvento. L'avevo trascritta non appena avevamo finito di parlare perché era troppo forte:
La prima chiacchierata dell'Avvento coi bimbi... ho dato il via ed è partito un trattato teologico...
R: stasera inizia un tempo che si chiama l'Avvento e che serve per preparare il cuore alla venuta di Gesù nel nostro cuore, così non avviene quello che è accaduto nella storia che vi ho raccontato
J: ma stasera abbiamo mangiato la pizza, non c'è posto.
R: ma Gesù non viene nella pancia, viene nel cuore
J: e ma così fa uscire tutto il sangue
R: tu stai nel mio cuore perché ti amo tanto. In questo senso prepariamo un posto a Gesù, amando.
J: Ah! N., vuoi invitare Gesù alla festa del tuo compleanno?
N: Non è necessario, lui sta già nel mio cuore
R: Ma gli fa piacere sapere che lo vuoi ospitare lo stesso.
N: Allora certo, anzi, mi piacerebbe se lui fosse ancora qui sulla terra così lo potevo toccare.
J: Ma lui non lo devi toccare, devi cantargli alleluia!