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Alessandra Marchi
La sollecitudine
manifestata dalla Chiesa cattolica di porsi “in relazione con il mondo”, nasce
da un atteggiamento di “apertura” al mondo stesso, da una chiara presa di
coscienza di non contrapporsi e separarsi da esso: “Bisogna conoscere e
comprendere il mondo in cui viviamo nonché le sue attese, le sue aspirazioni e
la sua indole spesso drammatiche” così recita la costituzione pastorale Gaudium
et spes al n. 4. Potremmo dire che questo atteggiamento è presente nelle
motivazioni che hanno spinto Robert Cheaib nel suo libro Un Dio umano. Primi
passi nella fede cristiana, Edizioni San Paolo, a concepire un testo
che faccia da ponte, interpretando la Chiesa per il mondo, contribuendo a un
dialogo aperto, pieno, cordiale, rispettoso.
Affiora
leggendo il testo quanto sia forte il desiderio dell'autore di rendere fruibili
a tutti, senza distinzione alcuna, i fondamenti della fede cristiana. Da
raffinato teologo qual è avverte come sia difficile comunicare e catturare
l'attenzione ricorrendo a concetti troppo "alti" e dunque accetta la
sfida di adottare un linguaggio semplice, godibile per chiunque, per
comunicare, trasmettere contenuti che richiederebbero altrimenti delle lunghe e
articolate introduzioni per essere comprensibili.
L'autore
vince questa sfida abilmente, ed io credo grazie anche alle sue origini. Egli, infatti,
è dotato di quella sensibilità tipica dei cristiani del Vicino Oriente verso la
spiritualità, è abituato a viverla quotidianamente, riesce a scorgere il sacro
nelle piccole e consuete cose; insomma possiede quella rara, al giorno di oggi,
capacità di ragionare pensando in "verticale". Non sorvola
superficialmente la vita ma la vive inabissandosi per potare alla luce le perle
che sono adagiate sul fondale e renderle visibili a tutti nel suo reiterato
slancio di generosità.
Il
testo lo si legge tutto d'un fiato, a me è accaduto così, come se fosse un
romanzo appassionante e coinvolgente perché ogni paragrafo suscita domande a
cui si è certi di trovare valida ed esaustiva risposta nel prosieguo della
lettura...e così è. Il linguaggio e lo stile compositivo, propri dell’autore,
forniscono gli strumenti per delineare nettamente il profilo del cristianesimo
in modo comprensibile al lettore odierno. Ciò è possibile perché Cheaib non si
avvale solamente del supporto dei testi appartenenti al Magistero ma attinge in
altri ambiti, come letteratura, pittura, cinema, quegli argomenti che gli
permettono di illustrare, ampliando e approfondendo la tematica affrontata nel
saggio.
Questo
attualissimo modo di comunicare la fede cristiana è in perfetta rispondenza
alla linea applicata dalla Chiesa da circa quaranta anni e che vede le sue
radici nei testi del Concilio Vaticano II in cui si parla di “segni dei tempi”
e del loro discernimento, come abbiamo accennato all’inizio.
Ecco dunque che
scrivere per l’autore significa avviare un dialogo con l’uomo del nostro tempo,
credente o non credente, riconoscendone le profonde aspirazioni ai valori
fondamentali, e le tensioni spirituali dovunque e comunque esse si esprimano,
volendo, con tale testo, avviare un dialogo vero con l’altro, qualunque sia la
sua provenienza, in sintonia con lo scopo che è quello di dare chiavi di
lettura per il presente, avendo lo sguardo rivolto al futuro. Il suo linguaggio
è piano, comprensibile, non per «addetti ai lavori» proprio perché non vuole
condividere le proprie riflessioni solamente con il mondo cattolico, ma con
ogni persona impegnata seriamente nel mondo e desiderosa di maturare il
giudizio personale. Dunque leggendo ci è concesso di avvicinarci alla dottrina,
ai dogmi cristiani non più con sospetto e ostilità, come genericamente accade,
ma possiamo, alla luce delle spiegazioni forniteci dall’autore, scorgere la
bellezza, la gentilezza e l’universalità del messaggio cristiano.
Nello scorrere
il testo anche coloro che hanno avuto una formazione catechistica, e che dunque
possiedono tutte le informazioni, possono trovare riflessioni chiarificatrici
proprio perché espresse ed illustrate con l’ausilio di analogie corrispondenti
a circostanze che quotidianamente viviamo. Possiamo dunque avvicinarci e
osservare Gesù con semplicità; spingerci a cercarlo in noi con benevolenza e
fiducia nella certezza che nel trovarlo saremo in grado di discernere la
consolante vicinanza giacché riusciamo, una volta terminata la lettura del
testo edito dalla San Paolo, a distinguere i segni che ce ne indicano la
presenza.
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