Dal modello della
dettatura al modello dialogico
Robert Cheaib
Come è stata ispirata la Scrittura? in che senso la
Scrittura è ispirata? Cosa comporta l’ispirazione biblica? Queste domande,
anche quando non affiorano alla coscienza, sono (o almeno devono essere)
presenti nel sottosuolo e sullo sfondo di ogni riflessione seria sul testo
biblico. La comprensione del senso dell’ispirazione e delle sue implicazioni è
il preambolo per ogni lettura credente sia a livello riflessivo-teologico sia a
livello esperienziale-spirituale.
Nel 1967, Karl
Rahner constatava provocatoriamente: «Se si vuole essere leali, si deve
ammettere che in genere gli esegeti cattolici naturalmente non negano
l’ispirazione della Scrittura, né la mettono in dubbio, ma di proposito
lasciano la questione com’è (per quanto riguarda il loro lavoro esegetico) e
hanno l’impressione che nel compimento del loro lavoro specifico non hanno
molto a che fare con essa».
Il libro Ogni
Scrittura è ispirata. Nuove prospettive sull’ispirazione biblica, curato da
P. Dubovsky e J.-P. Sonnet, prende sul serio la provocazione
rahneriana. Il volume è una raccolta di saggi che si propone di riflettere
sull’ispirazione a partire dalla pratica esegetica, e offre una ricca pista di
dialogo tra teologi ed esegeti. Essa offre i contributi convergenti e
complementari di 19 esegeti e teologi dell’Università Gregoriana e
dell’Istituto Biblico, frutto di un corso tenutosi nel 2011.
Preso per ovvio e
scontato che «ogni tentativo di spiegare la natura dell’ispirazione per mezzo
della parola dictare adoperata nel senso proprio del moderno dettare
è sbagliato» (Cardinal Bea), i vari contributi presentano le sfumature
dell’ispirazione nelle tradizioni extra-bibliche (mesopotamiche, ellenistiche,
ecc.), ma anche nei libri della sacra Scrittura (si pensi alla differenza tra
l’ispirazione nella Torah, nei libri sapienziali e nei Salmi, intesi come
risposta umana – ispirata – a Dio). L’AT esprime l’ispirazione più attraverso
metafore e immagini che attraverso concetti astratti.
La metafora
musicale
Data la natura
particolare della Scrittura come parola di Dio in parole umane, dove Dio – vero
autore – non usurpa gli autori umani che a loro volte sono «veri autori» (cf. DV
11). Questa natura particolare della Scrittura è ricca di conseguenze. Per cui,
come nota Jean-Louis Ska, «quando si afferma che la Bibbia è “parola di Dio”,
si tratta necessariamente del frutto di un ragionamento, di un discernimento,
di una decisione o di una interpretazione, perché la Scrittura si presenta non
come parola divina, vale a dire una parola espressa in un linguaggio divino
diversi dai linguaggi umani. Si presenta, al contrario, come parola pronunciata
da esseri umani. Possiamo aggiungere che nessuna parola, nessuna frase e nessun
testo della Bibbia si presenta come parola trasmessa immediatamente da
Dio. Non vi è nella Bibbia, alcuna comunicazione divina senza intermediari».
Ska si basa
sull’opera di Antonio Salieri - Prima la musica, dopo le parole – per
spiegare che «l’ispirazione non è nella molteplicità delle parole, non è nelle
singole note o nei singoli accordi; è nella musica che sostiene l’insieme […].
Per dirlo con Paolo, l’ispirazione non è nella lettera, è nello spirito: “La
lettera uccide, lo spirito vivifica” (2Cor 2,6)».
Ska prosegue
spiegando il ruolo della comunità credente nell’inverare e nel riecheggiare il
fenomeno dell’ispirazione dicendo che «l’ispirazione è anche nella musica in un
altro senso. Essa esiste quando qualcuno (o un’orchestra o un coro) canta o
suona. La musica di una partitura è musica morta. L’ispirazione è nella musica,
vale a dire nell’atto della lettura e nell’atto dell’interpretazione. Perché
una vera lettura è sempre un’interpretazione, anche la semplice lettura
personale o pubblica. Si interpreta sempre. L’unica scelta che ci è lasciata è
di interpretare bene o male».
Verso una
comprensione dialogica
Dalla sua parte,
Massimo Grilli osserva che «l’incontro con un testo (qualsiasi testo: da
quello biblico, all’opera letteraria, al quadro, …) costituisce un evento
comunicativo o, ancora meglio, un evento dia-logico».
Ci sono, infatti, tre modelli di comprensione:
- il modello lineare, dove il linguaggio è capito come un
canale mediante il quale il linguaggio viene trasmesso da un emittente al
ricevente.
- il modello di reazione: conferisce una funzione
attiva-reattiva al testo, da parte del lettore.
- il modello circolare o dialogico: dove «la comunicazione
non è qualcosa che uno fa all’altro, ma un processo che uno fa con l’altro».
Sulla scia di Gadamer, Grilli propone di vedere l’opera
letteraria in questa dinamica di comunicazione interpersonale. «Più che di senso
oggettivo di un’opera, si dovrebbe parlare di senso in relazione.
Più che di senso in sé si dovrebbe parlare di senso per. Si
potrebbe anche parlare di un mondo policentricamente strutturato, dove non
esiste un unico centro, il proprio “io” da cui tutto fluisce, ma di un universo
policentricamente strutturato, in cui vige un sistema molteplice di centri».
Alla luce della comprensione dialogica del processo
comunicativo, l’ispirazione va ripensata in termini relazionali. «Il concetto
di ispirazione non va pensato in termini
di soggetto ispirante – oggetto ispirato, come se da una parte ci fosse
il testo (autore)-ispirato (dotato di autorità divina e immutabile), dall’altra
il lettore-oggetto che riceve la Parola già scritta e il senso già dato.
L’ispirazione va pensata invece come un incontro tra soggetti in dia-logo:
l’orizzonte del testo e quello del lettore si incontrano in un confronto
dia-logico, mossi dallo stesso Spirito. L’ispirazione dunque non è da
intendersi come un fenomeno riconducibile puramente al passato: lo stesso
Spirito opera negli uni e negli altri, dal momento della redazione scritta fino
al momento dell’attualizzazione. Si tratta, in fondo, di riappropriarsi di
un’istanza che appartiene allo statuto stesso della Bibbia, perché i lettori
del testo sacro interpretano un libro che li interpreta. La sfida per chi legge
la Bibbia sta proprio in questa istanza dia-logica che vede il lettore
interprete di un libro che già lo ospita».