Alcune pagine della Bibbia sono di una grandissima attualità e pertinenza alla vita quotidiana. Una di queste pagine è un capitolo splendido del Siracide che parla del consiglio, con chi consigliarsi, confidarsi e consultarsi e con chi non. Riporto il testo qui che inizia con qualche parola sull'amicizia, ma poi dal versetto 7 in su, parla del consiglio...
e sotto allego un bellissimo commento del grande Carlo Maria Martini, che non ha bisogno di presentazioni!
Siracide 37:
1 Ogni amico dice: «Anch'io sono amico»,
ma c'è chi è amico solo di nome.
2Non è forse un dolore mortale
un compagno e amico che diventa nemico?
3O inclinazione al male, come ti sei insinuata
per ricoprire la terra di inganni?
4C'è chi si rallegra con l'amico quando tutto va bene,
ma al momento della tribolazione gli è ostile.
5C'è chi si affligge con l'amico per amore del proprio
ventre,
ma di fronte alla battaglia prende lo scudo.
6Non dimenticarti dell'amico nell'animo tuo,
non scordarti di lui nella tua prosperità.
7Ogni consigliere esalta il consiglio che dà,
ma c'è chi consiglia a proprio vantaggio.
8Guàrdati da chi vuole darti consiglio
e prima infórmati quali siano le sue necessità:
egli infatti darà consigli a suo vantaggio;
perché non abbia a gettare un laccio su di te
9e ti dica: «La tua via è buona»,
ma poi si tenga in disparte per vedere quel che ti succede.
10Non consigliarti con chi ti guarda di sbieco
e nascondi le tue intenzioni a quanti ti invidiano.
11Non consigliarti con una donna sulla sua rivale
e con un pauroso sulla guerra,
con un mercante sul commercio
e con un compratore sulla vendita,
con un invidioso sulla riconoscenza
e con uno spietato sulla bontà di cuore,
con un pigro su una iniziativa qualsiasi
e con un salariato sul raccolto,
con uno schiavo pigro su un lavoro importante.
Non dipendere da costoro per nessun consiglio.
12Frequenta invece un uomo giusto,
di cui sai che osserva i comandamenti
e ha un animo simile al tuo,
perché se tu cadi, egli saprà compatirti.
13Attieniti al consiglio del tuo cuore,
perché nessuno ti è più fedele.
14Infatti la coscienza di un uomo talvolta suole avvertire
meglio di sette sentinelle collocate in alto per spiare.
15Per tutte queste cose invoca l'Altissimo,
perché guidi la tua via secondo verità.
I "consiglieri"
nel libro del Siracide (Carlo Maria Martini - Copyright Chiesa di Milano)
|
Triuggio, 04.06.2000
Il discernimento sui
consiglieri (Sir 37,7-15)
Il contesto del brano
Il libro del Siracide è una
successione, non sempre ordinata, di proverbi, consigli, massime di saggezza
talora molto sobrie e talora persino troppo quotidiane, quasi pessimistiche. Si
direbbe che l'autore riproduce una coscienza o scienza della storia che si
acquista con l'età, sempre sotto lo sguardo di Dio e con delle aperture
impreviste. Aperture che ci aiutano a passare dagli eventi deludenti di ogni
giorno alla visione più profonda del Signore che ci guida. E' proprio il caso,
come vedremo, del brano sui consiglieri.
Nel contesto immediato, il brano
si colloca tra altre due serie di suggerimenti pratici.
La serie dei "falsi
amici": "Ogni amico dice: 'Anch'io ti sono amico', ma esiste l'amico che
lo è solo di nome..." (37,1-ó).
Le massime sulla "vera e
falsa sapienza (vv.16-29).
E' dunque un contesto di
discernimento per capire quali sono nella nostra esperienza le realtà e gli
atteggiamenti che si presentano bene e però non sono buoni fino in fondo.
Discernimento che l'Ecclesiastico, il figlio di Sira ci invita a operare anche
a proposito dei consiglieri.
Le cinque parti del brano
Il nostro testo è divisibile in
cinque parti che commenterò una per una.
1. La prima parte -vv.7-9-
sottolinea il problema nodale.
"Ogni consigliere suggerisce
consigli, ma c'è chi consiglia a proprio vantaggio". Di conseguenza,
"guardati da un consigliere, informati quali siano le sue necessità -egli
nel consigliare penserà al suo interesse- perché non getti la sorte su di te e
dica: 'La tua via è buona', poi si terrà in disparte per vedere quanto ti
accadrà".
"Perché non getti la sorte
su di te" è un'espressione che costituisce un problema testuale difficile;
secondo la versione ebraica si dovrebbe tradurre: "perché succede
ciò?", ma comunque l'insieme mi sembra chiaro.
Ciò che viene a galla è appunto
il problema del consigliare, o meglio l'insidia più profonda: chi mi consiglia
lo fa in funzione dei suoi interessi? è una persona davvero libera
interiormente? L'applicazione di questa semplice massima è molto ampia: nella
vita amministrativa, sociale e politica occorre guardarsi da chi ha interessi
propri da sostenere e da promuovere, interessi che distolgono dal ben
consigliare e dal decidere bene. E' un'ammonizione, un caveat che sarà valido
in tutti i tempi.
Leggo inoltre nei vv.8-9 il
problema dell'irresponsabilità, atteggiamento forse più comune nel consigliere
ecclesiastico: 'La tua via è buona, va bene, vai avanti con coraggio', ma poi
si tiene in disparte per vedere quanto ti accadrà. Chi consiglia così fa finta
di consigliare, non ha il senso della corresponsabilità. Ricordo un proverbio
inglese molto saggio che recita: Dammi dei buoni consigli e insieme il tuo
aiuto economico, così che tu non abbia a rischiare solo sulla mia pelle! Chi
consiglia senza assumersi poi la responsabilità di gestione, parla da
ottimista, da sognatore, spinge l'altro a buttarsi in avventure pericolose da
cui lui sta lontano.
2. Dopo aver esposto i due nodi
del consigliare -libertà e responsabilità- viene dato, come sempre nei libri
sapienziali, un elenco e, nel nostro caso, un elenco di consiglieri sbagliati.
E' la seconda parte del testo, vv.10-11. "Non consigliarti con chi ti
guarda di sbieco, nascondi la tua intenzione a quanti ti invidiano" è il
versetto introduttivo di una lista un po' umoristica perché è una specie di
lettura dell'esistenza quotidiana. "Non consigliarti con una donna sulla
sua rivale, con un pauroso sulla guerra, con un mercante sul commercio, con un
compratore sulla vendita, con un invidioso sulla riconoscenza, con uno spietato
sulla bontà di cuore, con un pigro su un'iniziativa qualsiasi, con un
mercenario annuale sul raccolto, con uno schiavo pigro su un gran lavoro; non
dipendere da costoro per nessun consiglio".
Sono sconsigliati anzitutto i
consiglieri incapaci di dominare le emozioni e che, addirittura, non ti vedono
di buon occhio (chi ti guarda di sbieco, chi ti invidia); hanno infatti
interessi acquisiti di ordine negativo, non vantaggi da ottenere, ma piccole
vendette da perpetrare. Meglio quindi non affidarsi a loro.
Poi le categorie si precisano
meglio evidenziando lo spirito di humour che pervade tutto il libro del
Siracide.
"Non consigliarti con una
donna sulla sua rivale"; probabilmente non si allude semplicemente a
rivalità e gelosie in generale, bensì a una situazione di poligamia dove
ciascuna delle donne vorrebbe essere la preferita. I1 consiglio si può tuttavia
applicare ad altre situazioni: se Tizio ce l'ha con Caio, non chiedergli consiglio
su Caio.
"Con un pauroso sulla
guerra", è un suggerimento che va da sé.
Meno facile, a prima vista,
capire perché non si deve chiedere consiglio a un "mercante sul
commercio". Si suppone, penso, che il mercante ne approfitti per soffiarti
quell'affare di cui gli hai parlato.
"Con un compratore sulla
vendita" è un esempio più sottile e ci vengono in mente le aste pubbliche
e tutte quelle forme di offerte di servizio che rischiano -quando ci sono degli
imbrogli- di privilegiare l'uno sull'altro.
Seguono utili suggerimenti che
riguardano stati d'animo, non interessi acquisiti o possibili. "Un
invidioso sulla riconoscenza", "uno spietato sulla bontà di
cuore", dal momento che il loro cuore è occupato da sentimenti contrari.
Buffo il suggerimento di non chiedere consiglio a "un pigro su
un'iniziativa qualsiasi": il pigro, paventando di essere coinvolto e di
dover uscire dalla propria pigrizia, darebbe un consiglio sbagliato. Difficile
è capire quale forma di contrasto sta dietro al consiglio di non chiedere al
"mercenario annuale sul raccolto": forse il mercenario ha qualche
interesse sul raccolto, e vuole appropriarsene e fa quindi credere che è andato
male.
L'ultima massima ritorna sul tema
della pigrizia, dello "schiavo pigro su un gran lavoro", e conclude:
"non dipendere da costoro per nessun consiglio".
A questo punto ci domandiamo:
esiste il consiglio? di chi dobbiamo fidarci? con chi possiamo consigliarci?
3. Risponde la parte costruttiva
-dopo quella destruens, distruttiva e critica-, che pero non e esente da
sorprese.
"Invece frequenta spesso un
uomo pio, che tu conosci come osservante dei comandamenti e la cui anima e come
la tua anima; se tu inciampi, saprà compatirti" (v. 12).
In questo solo versetto sono
contenute le quattro caratteristiche del consigliere giusto. Esiste il
consigliere giusto, possiamo trovarlo e dobbiamo avere fiducia in lui: e un
uomo pio, che teme il Signore e non pensa di essere l'unico padrone
dell'esistenza propria e altrui; osserva i comandamenti, perché e educato all'autodisciplina,
all'onesta, al rispetto delle persone e delle cose altrui. Due caratteristiche
che riguardano il consigliere nella sua vita religiosa ed etica. Le altre due
concernono il rapporto del consigliere con te: la cui anima è come la tua anima,
ti stima, sente profondamente quali sono i tuoi intenti, e libero, serio e ti
capisce; se inciampi, saprà compatirti, non ti manda allo sbaraglio per poi
dirti: io non ne ho colpa, la scelta e tua, ma se inciampi ti sarà vicino, ti
sosterrà, non ti abbandonerà.
In altre occasioni avevo espresso
i modi, le ragioni e le motivazione del consigliare partendo dalla Scrittura e
riferendomi anche al dono del consiglio così come ne parla san Tommaso. Oggi,
seguendo il testo del Siracide, vorrei sottolineare che consigliare bene è difficile e che richiede una certa vita interiore, una spiritualità, una
affinità con le intenzioni della Chiesa, come pure la voglia di pagare di
persona (e vero che il consigliere non è responsabile delle decisioni che
vengono prese e tuttavia se il suo consiglio è accolto deve sentirsi coinvolto
fino in fondo nella scelta che ne deriva).
4. La quarta parte, vv.13-14, e
la più sorprendente perché sembra riportare tutto alla propria scelta
interiore: "Segui il consiglio del tuo cuore, perché nessuno ti sarà più
fedele di lui. La coscienza di un uomo talvolta suole avvertire meglio di sette
sentinelle collocate in alto per spiare". Il linguaggio è molto concreto,
ricco di immagini.
Il primo monito ("segui il
consiglio del tuo cuore"), letto nell'insieme del libro e nel contesto
dell'intera Bibbia, non svalorizza il consiglio -come può apparire a una
lettura superficiale-, ma contiene una profonda verità. Nessun consigliere ci
esime dall'assumerci la nostra responsabilità e quindi guai a chi dicesse: ho
agito in base a quanto mi è stato consigliato e se la scelta si è rivelata
sbagliata la colpa è anche del consigliere. Chi ascolta il consiglio,
soprattutto se ha la responsabilità del decidere non può far cadere su altri
gli effetti negativi della propria decisione. E' importante chiarire il
rapporto tra consiglio e deliberazione: il consiglio accompagna la
deliberazione, qualunque essa sia (ecclesiale, sociale, civile), fino
all'ultimo, e però la deliberarazione deve essere assunta con piena responsabilità,
da colui che ha il compito di decidere, seguendo il consiglio del cuore.
Seguire il consiglio del cuore significa discendere in profondità per ascoltare
lo Spirito che parla in noi, e non un generico andare dove ti porta il cuore.
Consigliere ultimo non può non essere lo Spirito che permette di fare la
sintesi di quanto si è recepito dai consiglieri.
Molto bella l'immagine che spiega
il monito: "La coscienza di un uomo talora suole avvertire meglio di sette
sentinelle collocate in alto per spiare". A dire: quando siamo coinvolti
in una decisione molto importante, che comporta gravi conseguenze, si
risvegliano in noi delle antenne che ci fanno cogliere bene non solo quanto
dobbiamo decidere per conto nostro, ma pure come dobbiamo lasciarci illuminare
e come dobbiamo vagliare i consigli.
Il testo del Siracide non
descrive un processo rigorosamente democratico (quello proprio di un Parlamento
o di una Società per azioni);descrive piuttosto il modello di una
responsabilità partecipata secondo gravi diversi. E' il modello appunto di
certi organismi ecclesiali (Consiglio presbiterale, Consiglio pastorale
diocesano, decanale, parrocchiale, in qualche maniera lo stesso Sinodo dei
Vescovi e ultimamente persino il Concilio ecumenico).
La Chiesa, come corpo di Cristo,
ha una struttura nella quale le membra tutte collaborano al bene dell'insieme,
ma hanno funzioni e responsabilità diverse; il capo è Cristo e quindi la
decisione ultima è sempre sua.
5. Che la decisione ultima sia
sempre del Signore è espresso nella quinta e ultima parte, al v.15: "Al di
sopra di tutto questo prega l'Altissimo perché guidi la tua condotta secondo
verità". Nel regno di Dio è Dio che ci conduce; noi ci sforziamo di capire
la sua volontà passando per gradi diversi di riflessione, e tuttavia ogni
decisione alla fine va riportata e affidata a Lui che è il nostro Pastore e ci
guida nei pascoli della verità.
Conclusione
A partire dal brano del Siracide,
la riflessione potrebbe allargarsi a livello istituzionale.
Noi abbiamo colto un aspetto, che
pur rispecchiando una società antica diversa dalla nostra, è certamente utile
per comprendere la Chiesa che, prima di essere società, è anzitutto mistero, è
corpo di Cristo di cui tutti siamo parte, di cui tutti siamo in qualche maniera
costruttori, anche se l'ultima responsabilità è del Capo dal quale tutto
discende e dello Spirito che penetra la varie parti di questo corpo.
Vorrei, in conclusione, trarre
due conseguenze per noi.
1. Interroghiamoci sulla nostra
libertà di cuore, chiediamoci se davvero nel dare consiglio o nel prendere una
decisione abbiamo o non abbiamo degli interessi personali da sostenere.
2. Rendiamoci sensibili ai
suggerimenti dello Spirito santo che è dentro di noi. Nei Consigli della Chiesa
(presbiterale e pastorale diocesano, decanale, parrocchiale) non dovrebbero
esserci movimenti di opinione per cui ci si accoda semplicemente -diciamo ciò
che dicono gli altri-. E' importante che ciascuno, dopo aver ascoltato gli
altri, si domandi: che cosa responsabilmente mi sento di dire?
Io vi ringrazio perché ho colto
tante volte in voi un'interiore libertà e uno spirito di responsabilità. Siete
stati dei consiglieri giusti e invito ciascuno di voi a perseverare nella linea
degli atteggiamento che la pagina biblica ci ha ricordato.