In un periodo di appiattimento delle grandi ideologie e dei
sistemi totali e totalitari, dove si fa fatica a prestare fede ai
«meta-racconti» per dirla con Lyotard, nasce un fenomeno abbastanza bizzarro,
quello del «New Atheism», distinto per il suo aggressivo e offensivo anti-teismo.
Non è un mistero che l’ateismo sia un fenomeno complesso che
racchiude in verità varie sfumature. Già circa 50 anni fa, la Gaudium et
Spes ci ricordava che con il termine «ateismo» vengono designati fenomeni assai
diversi tra loro. «Alcuni atei, infatti, negano esplicitamente Dio; altri
ritengono che l'uomo non possa dir niente di lui; altri poi prendono in esame i
problemi relativi a Dio con un metodo tale che questi sembrano non aver senso.
Molti, oltrepassando indebitamente i confini delle scienze positive, o
pretendono di spiegare tutto solo da questo punto di vista scientifico, oppure
al contrario non ammettono ormai più alcuna verità assoluta. Alcuni tanto
esaltano l'uomo, che la fede in Dio ne risulta quasi snervata, inclini come
sono, a quanto sembra, ad affermare l'uomo più che a negare Dio». Ebbene, il
Nuovo Ateismo (=NA), costituisce un volto aggressivo della prima negazione. Per
questo, più che ateismo, esso è un vero e proprio antiteismo volto, non solo a
negare teoricamente Dio, ma a combattere il fenomeno religioso per eliminarlo
dalla scena mondiale.
Nel libro Dio
non esiste. Gli argomenti del Nuovo Ateismo, Gerhard Lohfnik presenta
un primo sguardo al fenomeno del NA e ai suoi argomenti. Il noto biblista ci
ricorda che un ateismo così aggressivo, non lo si vedeva così manifestamente
dall’Ottocento (fatta eccezione dell’ateismo pseudo-scientifico dell’ideologia
sovietica). Gli araldi di questo NA sono per lo più (ma non solo) scrittori
dell’area anglofona, tra cui primeggia il biologo evoluzionista Richard
Dawkins, il quale è diventato famoso a scala mondiale soprattutto per la sua
opera L’illusione di Dio (The God Delusion). E l’opera di Lohfnik
dibatte soprattutto le tesi di questo libro.
Dawkins, a dire il vero, è un anti-teista di vecchia data,
solo che l’onda perfetta per combattere la religione l’ha trovata dopo la
tragedia del 11 settembre 2001. Quell’evento e il venir potentemente alla luce
della gravità del terrorismo islamico hanno costituito per Dawkins l’occasione
ottimale per sostenere le sue tesi con il miglior “argomento” che esista,
quello della paura cieca! Dawkins focalizza e riassume il fenomeno religioso in
questa sfumatura triste, tragica e pericolosa e su questa base generalizzata
che fa di tutta l’erba un fascio presenta le sue tesi demonizzando non solo i
fondamentalisti, o l’islam ma ogni fenomeno religioso giungendo ad affermare
che i credenti siano un pericolo pubblico da eliminare.
Il libro di Lohfnik, come già detto, è un primo approccio
divulgativo al dibattito con il NA che intende presentare le tesi di questo fenomeno
abbastanza recente, dando risposte semplici ed essenziali a quelli che non
costituiscono veri e propri argomenti, giacché il libro sostenga e mostri come
il NA non sia un sistema scientificamente fondato, bensì poggi su supposizioni,
congetture e pregiudizi privi di fondamento».
Dio nessuno l’ha mai visto!
Degli otto argomenti presentati e confutati del NA, ci
soffermiamo in questa presentazione sul primo che afferma laconico: «Dio
nessuno l’ha mai visto, dunque non esiste». Questa tesi è frutto di una
riduzione radicale figlia della metodologia delle cosiddette scienze esatte che
si limitano a prendere in considerazione solo ciò che possiamo contare e
misurare. Dato che il soprannaturale non è quantificabile e misurabile viene ipso
facto escluso come impertinente, anzi, proprio come inesistente.
La suddetta visione di stampo scientifico, si arroga a ben
vedere – e senza sufficienti motivazioni – una visione filosofica monista che
riduce tutte le possibili dimensioni della realtà a una sola: quella
sperimentale.
Il dilemma di tale visione non è solo l’eliminazione della
dimensione spirituale e religiosa, ma di qualsiasi dimensione umana, estetica,
etica, intuitiva, emotiva, ecc. «Il mondo estetico di un quadro e i suoi
significati possibili risultano semplicemente non percepibili con metodi
scientifici». Similmente, il senso del mondo esula dai criteri ristretti e
restrittivi della scienza sperimentale (che non è l’unica scienza umana!).
Gilbert Keith Chesterton stigmatizza le possibilità, la competenza e i limiti
del metodo scientifico quando scrive: «La scienza può analizzare un prosciutto
e dire che percentuale contiene di fosforo e proteine; ma la scienza non può
analizzare il bisogno umano di prosciutto e dire quanto è giustificato dalla
fame, quanto dall’abitudine, quanto dalla forza dell’immaginazione e quanto da
un amore ossessivo per il bello. Il bisogno dell’uomo di prosciutto rimane
letteralmente misterioso e non percepibile quanto il bisogno del cielo». Quel
mistico anonimo di Nietzsche l’ha detto molto bene quando scrisse:
«Pure ogni piacere vuole eternità –
Vuole profonda, profonda eternità!».
Anche la fede cristiana parla dell’invisibilità di Dio: «Dio
nessuno l’ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio e che è nel seno del
Padre, Egli l’ha rivelato». Pur partendo da analoghe constatazioni iniziali, la
fede confessa, professa e sperimenta una testimonianza che permette una conclusione
ben diversa, una conclusione che passa per l’empirismo dell’esperienza di Dio
nelle pieghe dell’umano. «Chi vede me, vede il Padre».