by Robert Cheaib
Il
volume Teologia morale fondamentale di
don Maurizio Chiodi
apre una nuova collana dell’Editrice Queriniana intitolata Nuovo Corso di
Teologia Morale. Il libro, come fa intuire il titolo, funge da introduzione
generale ai fondamenti della riflessione teologico morale in generale,
evidenziandone le strutture portanti, mostrandone le sfide passate ed attuali e
tracciando un primario (ma non per niente primitivo!) quadro sistematico. Il lavoro
di Chiodi è attraversato dall’attenzione che distingue una corretta riflessione
teologica che non trascura né l’esperienza antropologica né la matrice
teologica.
Il libro
si suddivide in due parti. La prima riprende il percorso storico della teologia
morale, iniziando la riflessione con uno sguardo attento alla cultura
contemporanea, post-moderna, che non si pone soltanto come sfida teorica, ma
come condizione pratica e come sfida vitale e pragmatica. La nostra epoca si
contraddistingue per essere un’età secolare dove la domanda religiosa non è
scomparsa, ma si è trasformata divenendo opzionale, spesso confusa e indistinta
(cf. Charles Taylor). La privatizzazione della coscienza è stata non di
rado accompagnata da una privazione della stessa. Assieme a questo
fenomeno, l’epoca contemporanea è stata ed è tuttora testimone di una
regressione emotiva della coscienza che le fa assumere tonalità narcisistiche.
Questi cambiamenti hanno le loro radici nelle trasformazioni dell’epoca moderna
che possiamo riassumere in avvenimenti come la rivendicazione illuminista
dell’autonomia morale, nella critica nietzschiana della morale.
Nel
presentare la tradizione teologico-morale, Chiodi distingue quattro periodi che
hanno contribuito alla delineazione delle categorie teoriche per interpretare
le forme dell’esperienza morale credente: il periodo patristico, l’epoca dei
penitenziali, la formalizzazione concettuale della Scolastica e la nascita
della theologia moralis propriamente detta. Questa presentazione è
seguita da una dettagliata
considerazione della fede e morale nell’AT e del suo compimento
cristologico nel NT.
La
seconda parte del libro è dedicata alla tematizzazione delle questioni teoriche
implicate nell’analisi storica e nell’ermeneutica scritturistica. La sfida che
l’autore si propone qui è l’articolazione dell’esperienza morale con
l’esperienza religiosa trovando il punto d’intreccio tra antropologia e
teologia, tra coscienza e Dio. La riflessione di Chiodi in questa parte
comincia con una considerazione della coscienza quale “categoria centrale
dell’esperienza morale”. La riflessione sulla coscienza passa attraverso un
confronto con le categorie che l’accompagnano come il magistero, la cultura, la
norma, il peccato, la conversione, le virtù, ecc.
La coscienza: santuario di Dio?
Parlare
della struttura religiosa della coscienza non significa compromettere la sua
autonomia. Chiodi osserva, infatti, che già la stessa ingiunzione etica della
coscienza è una prima attestazione della sua qualità religiosa. Pertanto, il
profilo teologico/religioso della coscienza è rinvenibile nella sua capacità di
riconoscere «un’istanza di assolutezza e irriducibilità inscritta
nell’esperienza morale, che non è riducibile a invenzione del soggetto».
È
proprio a tale istanza irriducibile che il soggetto morale riconosce
esplicitamente una qualità religiosa e sacrale. La coscienza, in altri termini,
si scopre “anticipata” da una trascendenza che la precede e la orienta. Questo
rapporto a quanto la precede, lungi dall’essere un’ingerenza contro la sua
autonomia, è il suo fondamento costitutivo. La coscienza si costituisce e si
configura nel suo legame, rapporto, dipendenza e fedeltà al ab-soluto che la
pre-cede ed ec-cede.
È
giusto riconoscere comunque che tale riconoscimento non è dimostrabile in forza
di una necessità logica costringente, è piuttosto un atto di riconoscimento che
sfocia anche nella riconoscenza e nella relazione. È far spazio riconoscente
all’Altro quale istanza fondativa, definitiva e definente del mio essere: «Non
posso dire me senza dire Dio» (p. 463).