Il credente
impegnato in un vissuto di fede inteso e innestato in modo sano negli altri
aspetti della propria vita sperimenta una gioia e una bellezza del credere.
Allo stesso tempo sperimenta sovente grande difficoltà nel condividere quest’esperienza
con gli altri. Sembra che nel processo di comunicazione qualcosa vada perduto e
come se tutta la bellezza venisse sostituita da un velo sciatto di déjà-vu
che l’interlocutore farebbe a meno di sentire e di esaminare a priori, o
per un pregiudizio radicato o per indifferenza per partito preso.
È questo,
infatti, il muro più difficile da scavalcare per creare un evento comunicativo
della fede: l’indifferenza, ovvero, l’apatia totale verso il contenuto e l’esperienza
credente con il pre-giudizio sulla futilità della sua incidenza sulla vita
reale.
Il nuovo
libro di Mons.
Bruno Forte, La trasmissione della fede, pubblicato dalla Queriniana
nella collana Biblioteca di teologia contemporanea, affronta la sfida della
comunicazione della fede oggi in un linguaggio teologico accessibile anche al
lettore medio. L’approccio assume lo stile del dialogo e della sollecitudine
pastorale con l’intento di fornire al lettore uno strumentario basilare e un
quadro generale della fede da sperimentare e da annunciare. L’intento delle
pagine dell’a. è quello di individuare le modalità giuste per colmare lo iato
dell’indifferenza e creare il legame simbolico, valoriale e linguistico necessario
per appianare la “conduttività” (per usare un’analogia termica ed elettrica)
del contenuto della fede e, quindi, trasmetterlo efficacemente.
Il
cammino delineato da Mons. Forte consta di ben 20 tappe. La prima parte esplora
in cinque capitoli le sorgenti della fede, iniziando con l’esplorazione del hapax
cristico, ovvero, l’esperienza germinale del Signore risorto che fece scattare
la scintilla della fede cristiana nel mondo. L’attualità di quest’anno reso
possibile attraverso l’opera dello Spirito Santo (cap. 2) che è operante nella
Chiesa, soggetto concreto della testimonianza di Gesù (cap. 3). I due capitoli
successivi esaminano l’educazione e la maturazione della fede in seno alla
Chiesa.
La parte
successiva è dedicata alla fede professata che esplora i loci fecondi
della professione della fede: la Parola di Dio (cap. 6) che apre alla
conoscenza non di una verità astratta, ma della Verità personale che è Gesù
Cristo (cap. 7). Questa fede nel Cristo morto e risorto è condensata nel
Simbolo che esprime la regula fidei (cap. 8). La liturgia, e in modo
particolare l’eucaristia, è il luogo dove la fede professata è anche celebrata
(capp. 9-10) e vissuta in tante forme e da tanti protagonisti come la famiglia,
le donne e i giovani (capp. 11-14).
I
capp. 15-17 esplorano il contesto sempre più pluralista in cui la fede si trova
esaminando in primo luogo la qualità della presenza e del dialogo della fede
con chi non crede, per passare a proporre la via della bellezza come linguaggio
privilegiato per la trasmissione e la comunicazione della fede. In seguito, l’a.
si sofferma sulla considerazione della musica come singolare strumento per
trasmettere la fede.
Gli
ultimi capitoli esplorano due volti fondamentali della fede che sono,
rispettivamente, il volto itinerante e il volto umile della stessa. La fede è
sempre in cammino, non si è mai arrivati perché il traguardo della fede non è
un luogo o una perfezione statica, ma è un volto e una dinamica di amore che è
sempre crescente. Il capitolo è dedicato al sorriso che l’uomo sulla soglia del
mistero di Dio è invitato ad accogliere (perché Dio sorride) e a riflettere
nell’umiltà di chi sa che Dio è irriducibile a nessuna delle nostre categorie.
L’umiltà è la porta della fede, ricevuta e donata. Essa ci fa capire che la nostra
storia e la nostra comprensione di Dio non sono la Alef (l’Alfa,
l’inizio, il principio), ma sono la beth del bereshit (la beta, iniziata
nel tempo, seconda al principio). La verità di Dio «ci viene offerta solo a
partire da quell’alef, con cui inizia la sua sovrana
auto-comunicazione».
Il
libro si chiude con un’appendice dedicata ai due documenti sostanziosi di Papa
Francesco che sono la prima lettera enciclica, la Lumen fidei e l’esortazione
post-sinodale Evangelii gaudium.