Una
presentazione del volume Commentario del Nuovo Testamento di C. Focant e
D. Marguerat
La
Sacra Scrittura è un libro o, più esattamente, una raccolta di libri che hanno
un genere letterario unico: sono parola di Dio in parole umane. Da qui nasce la
singolare sfida ermeneutica posta dalla lettura della Bibbia. Ad essa si
aggiunge la difficoltà comune che si affronta quando si leggono libri
appartenenti a un’epoca e a una cultura diversa. L’interpretazione per la
comprensione non è un gesto opzionale quando si tratta di un libro, ma è un
gesto co-essenziale all’atto della lettura. Questo gesto spontaneo che deve
accompagnare ogni nostra lettura, diventa ancor più interpellante quando si
tratta della Bibbia con i suoi vari generi letterari e con le sue varie epoche
di redazione.
Riguardo
all’interpretazione della Scrittura, la Dei Verbum al numero 12 indica
vari elementi alle quali il lettore deve badare.
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Prima fra tutte l’attenzione al «che cosa» gli agiografi abbiano
voluto dire e che a Dio sia piaciuto manifestare con
le loro parole.
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Il
secondo elemento è l’individuazione dei generi letterari. Ogni genere letterario manifesta la
verità biblica in una maniera propria.
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Un terzo elemento è la comprensione delle circostanze in cui è
nato il testo, ovvero, il tempo e la cultura in cui e a cui il testo si
rivolge. «Si deve far debita attenzione sia agli abituali e originali modi di
sentire, di esprimersi e di raccontare vigenti ai tempi dell'agiografo, sia a
quelli che nei vari luoghi erano allora in uso nei rapporti umani».
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Non da ultimo, l’interprete deve fare attenzione a leggere e
interpretare la Scrittura «alla luce dello stesso Spirito mediante il quale è
stata scritta». È l’invito alla lettura plenaria di ogni passo della Scrittura
e di tutta la Scrittura sotto il soffio unificante dello Spirito.
Già
questi pochi accorgimenti necessari, non gli unici che bisogna tener a mente
quando si vuole comprendere il testo (e non inculcargli a priori ciò che
si ha già in testa), ci fanno capire quanto si è, da un lato, solitamente
superficiali nella comprensione del testo biblico, e ci mostra, d’altro canto,
l’esigenza di superare l’illusione che non esiste tempo o spazio o distanza tra
il testo e il lettore.
In
verità, vi sono due distanze che distinguono la vita di ogni testo: la distanza
del testo dal suo autore, perché scrivere è morire, è partorire una realtà che
avrà una sua vita propria che prescinde dalla primigenia intenzione, intuizione
e auspicio dell’autore; e la seconda distanza è quella tra testo e lettore, una
distanza imprescindibile e insuperabile del tutto che obbliga a un lavoro
fedele di ermeneutica per entrare nelle pieghe di senso che accompagnano il
testo.
Credo
sia una buona iniziativa, per colmare queste due distanze, la traduzione del Commentario del Nuovo Testamento diretto da
Camilla Focant e Daniel Marguerat. Il commentario, offre il testo del NT
accompagnando con un commento delle varie pericopi e offrendo anche dei
riquadri scelti su temi di particolare interesse o complessità. Questo,
infatti, è l’intento dei due curanti: «Mettere in mano a ogni lettore il
commentario integrale del Nuovo Testamento. Gli scritti che stanno alla base
del cristianesimo sono spiegati da un capo all’altro in un unico volume» con
l’ausilio di diciannove biblisti, scelti per la loro competenza e su un piano
interconfessionale.