Intervista sulla lunga dittatura ateo-comunista in Albania in
preparazione alla visita di Papa Francesco del 21 settembre 2014
di Robert Cheaib
Tra gli stati comunisti che dal
1917 hanno sistematicamente perseguitato le istituzioni religiose, l’Albania è
stata l’unica nazione che è riuscita a istituzionalizzarsi come “il primo stato
ateo del pianeta”.
Attraverso una dittatura durata
ben 40 anni, Enver Hoxha (1908-1985) si è impegnato con tutti i mezzi e con
indicibile violenza per sradicare la stessa coscienza religiosa della gente con
l’intento di privare gli albanesi della stessa possibilità di porsi la domanda
di Dio.
In un libro dal titolo eloquente
– Hanno voluto uccidere Dio – Didier Rance spiega come il progetto
ateistico sia stato applicato sistematicamente contro la Chiesa cattolica «nella
maniera più radicale e crudele, in particolare contro il suo clero ed i suoi
religiosi».
In preparazione alla visita del
papa in Albania, abbiamo voluto dare voce a una testimone che ha vissuto
personalmente la dittatura ateistica albanese. Suor Mira Koleci è una cittadina
albanese che ha vissuto 17 anni sotto la dittatura. Ora le piace presentarsi
come la «prima consacrata albanese delle Suore della Sacra Famiglia». Ha
dedicato la sua Dissertatio ad Baccalaureatum alla vita della Chiesa, e
in particolare della sua comunità religiosa, nell’Albania post comunista.
*
Lei viene da un paese con una sconosciuta storia di persecuzione
e martirio durata ben 40 anni. Ci può descrivere brevemente l'atmosfera in cui
è cresciuta?
Sono nata e cresciuta sotto la dittatura comunista. È bene,
però, gettare un rapido sguardo alla storia per capire cos’è successo in Albania
durante il secolo scorso. L’Albania è sempre stato un paese invaso da varie
potenze per la sua importante posizione strategica. Non ultima è stata
l’invasione turca che ha costituito il periodo più nero della storia del mio paese.
Quella dominazione è stata accompagnata da una massiccia fuga di cervelli e da
una grande ondata di islamizzazione forzata. La situazione proseguì fino all’indipendenza
nel 1912.
Dopo il protettorato di Mussolini, fu stabilita la dittatura
comunista nel 1944. Il comunismo comportò la più forte chiusura ermetica
dell’Albania: circa 50 anni di isolamento da tutto il mondo, sotto Enver Hoxha.
Nella sua lunga dittatura, la libertà religiosa e la libera attività culturale
e politica erano praticamente inesistenti. Sin dall’inizio si impegnò in una
persecuzione metodica del clero e degli intellettuali.
Successivamente Hoxha formò un’alleanza con la Cina. Durante il
periodo “cinese” (1961-1978) l’Albania si lasciò prendere dall’abilità asiatica
nell’affermare una comune ideologia e fraternità marxista-leninista. Il
distacco dalla Cina, cominciato già nel 1975, portò l’Albania all’isolamento
totale dal mondo. Il dittatore pose il nazionalismo come componente essenziale
del regime. Il dio dell’Albania era la nazione. Hoxha ha isolato l’Albania
formando l’unico stato totalmente ateo, con l’intento dichiarato di liberare
l’uomo dalle catene dell’oppressione e dalla religione che è oppio per il
popolo.
Perché la Chiesa cattolica costituiva il nemico numero uno?
La Chiesa cattolica fu perseguitata perché si
adoperava per il risveglio delle coscienze e per il reinserimento dell’Albania nel
più ampio circuito culturale europeo. Colpire la Chiesa cattolica significava
anche annullare la tradizione per far posto alla «nuova ideologia». L'Albania
comunista divenne per i suoi abitanti un grande campo di concentramento.
Ogni sforzo culturale ed intellettuale venne messo a servizio
del socialismo e dello Stato. Ogni idea alternativa veniva condannata come nemica
del Partito e quindi del popolo. Il prezzo minimo da pagare era la prigione.
Ha avuto qualche educazione religiosa "clandestina"?
Nel segreto della vita familiare continuava qualche
tradizione religiosa, ma sempre con tanta cautela. Si correvano, infatti, gravi
pericoli perché il regime esercitava un forte controllo anche casalingo. I
figli, specie nelle scuole, erano invitati a denunciare le attività
antisocialiste e religiose dei propri genitori.
Non di rado, le spie erano gli stessi parenti perché,
chi denunciava, riusciva ad avere privilegi e un pezzo di pane in più per
mantenere i prorpi figli. Per questo i genitori non osavano trasmettere la fede
alla prole.
Il catechismo parla dell'uomo capax Dei, di un desiderio
"naturale" nell’uomo che punta verso Dio e lo cerca. C'era il senso
(o il senso della mancanza) di Dio in quell'ambiente ateo?
Vivendo per 17 anni in un
contesto sociale dove la vita non aveva nessun senso, la vita era semplicemente
terribile… e per tutti. Era difficile per i nonni che erano cresciuti con una
formazione religiosa. Lo era per i genitori che non potevano parlare neanche ai
loro figli che esiste qualcun’Altro al di fuori dal dittatore. Ma era difficile
anche per noi adolescenti.
Non a caso il tasso del suicidio era
altissimo. La tentazione di togliersi la vita era intorno a me, ma anche dentro
di me. Balenava spesso nel cuore la domanda: perché vivo? Sono frutto del caso?
E quindi è meglio farla finita e non prolungare la storia di sofferenza e
soprattutto del non senso?
Una sua compaesana madre Teresa era famosa in tutto il mondo, a
voi non arrivava nessuna notizie su di lei?
Il dittatore chiamava madre Teresa “la strega dei
Balcani”, quindi non era realmente conosciuta durante la dittatura. Può
sembrare strano ma i media erano totalmente controllati dal regime ed era
impossibile sapere cosa succedeva fuori dell’Albania.
Noi sapevamo dai libri di scuola che Dio non esiste,
che la Chiesa è una truffa per i poveri. I grandi personaggi non li abbiamo mai
conosciuti. L’unico personaggio grande era il dittatore.
Com'è stata allora la prima esperienza di iniziazione cristiana
dopo la caduta della dittatura?
L’anno 1991 è stato una storia di
risurrezione per l’Albania e anche per me. Il Signore Non permise che arrivassi
al suicidio, ma è passato in mezzo a noi attraverso tanti missionari/testimoni
che con coraggio sono venuti a parlarci di Dio. Mi riferisco soprattutto a quei
sacerdoti rimasti vivi nei carceri della dittatura, ma poi anche i missionari
venuti da fuori. È stato il momento del risveglio della fede di tanti nonni e
adulti che hanno tenuto dentro il senso di Dio, un senso indecifrato per noi
adolescenti.
Qualche mio amico a scuola faceva
il segno di croce per terra come segno magico per chiedere di vincere un gioco
o per prendere buoni voti a scuola. Quel segno era rimasto nella mia memoria,
ma senza saperne il significato.
Perché ha deciso coscientemente di diventare cristiana?
Vengo da origini cristiane. In
più, c’è stato in me, oltre alla curiosità verso l’ignoto e verso la novità, il
desiderio di vita e di vita sensata. Questo l’ho scoperto in quello Sconosciuto
che mi rivolgeva un messaggio d’Amore: «Dio ha tanto amato il mondo da
donare il suo unico Figlio, perché chiunque crede in lui
non perisca, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16). Di fronte a questa verità non
si può rimanere indifferenti. Almeno, io non ho potuto, e ho cominciato a
leggere la Bibbia, non solo per curiosità, ma perché mi dava respiro e vita. E
così tutto ha preso senso.
Cosa significa la visita di papa Francesco in Albania?
La visita di papa Francesco – che
viene dopo quella di Giovanni Paolo II nel 1993, insieme a Madre Teresa, quale
grande dono dopo la dittatura – è un privilegio significativo per una nazione a
maggioranza islamica (le statistiche dicono che i musulmani sono il 70 % della
popolazione). Il senso della visita l’ha detto il papa stesso quando ha
affermato che viene per confermarci nella fede e per attestare il suo amore per
«un paese che ha sofferto a lungo in conseguenza delle ideologie del passato»
(Angelus 15.06. ‘14).
La visita del papa ci conferma
nel coraggio della testimonianza per la fede e nel confessare che solo Gesù
Cristo, “l’uomo nuovo” (GS 22), ci fa diventare più umani (GS 41). Per
l’Albania il 21 settembre 2014 è Pasqua, perché il Signore passa per
visitare il suo popolo con la presenza di Papa Francesco, il Pietro di
oggi.
La presenza di papa Francesco sarà per ogni albanese
una parola di vicinanza, di speranza per il futuro dove i valori umani che erano
sepolti in passato devono fiorire con coraggio e con rispetto indipendentemente
dalle diversità di religione. Al Signore affidiamo questo viaggio e chiediamo
che apra i cuori degli albanesi per accogliere il suo messaggio.
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