Il
Rosario, proprio a partire dall'esperienza di Maria, è una preghiera
spiccatamente contemplativa. Privato di questa dimensione, ne uscirebbe
snaturato, come sottolineava Paolo VI: « Senza contemplazione, il Rosario è
corpo senza anima, e la sua recita rischia di divenire meccanica ripetizione di
formule e di contraddire all'ammonimento di Gesù: 'Quando pregate, non siate
ciarlieri come i pagani, che credono di essere esauditi in ragione della loro
loquacità' (Mt 6, 7). Per sua natura la recita del Rosario esige un
ritmo tranquillo e quasi un indugio pensoso, che favoriscano nell'orante la
meditazione dei misteri della vita del Signore, visti attraverso il Cuore di
Colei che al Signore fu più vicina, e ne dischiudano le insondabili ricchezze
».
Mette
conto di soffermarci su questo profondo pensiero di Paolo VI, per far emergere
alcune dimensioni del Rosario che meglio ne definiscono il carattere proprio di
contemplazione cristologica.
(Giovanni Paolo II, Rosarium Virginis Mariae, 12)