Una lettura psicanalista dei suoi paradossi
Non solo come etimologia, ma anche come esperienza, il desiderio è una
parola carica, evocativa e provocativa. Nell’opuscolo Laforza del desiderio, Massimo Recalcati, noto psicanalista milanese,
esamina alcune note e sfumature del desiderio sul crocevia tra vita mondana e
vita spirituale. È proprio grazie a questo intreccio psico-spirituale che il
discorso di Recalcati, nutrito anche di cultura lacaniana, risulta affascinante
e accattivante.
Il termine desiderio – come spiega Giulio Cesare nel suo De bello
gallico viene da desiderantes. Questi erano i soldati che,
sopravvissuti al campo di battaglia, sotto un cielo stellato attendevano i loro
compagni di battaglia, a rischio di morire. L’etimologia lessicale è
ulteriormente suggestiva: de-sidera indica la manca di una stella, la mancanza
di un buon auspicio. «Il desiderio – dice Recalcati – non ha una stella che
funzioni come bussola sicura che ci garantisca di non smarrirci».
Il desiderio, insomma, è un’esperienza di una mancanza, di una debolezza.
Ma è anche – ed è qui il suo paradosso – un’esperienza di forza: la forza di
una spinta che mi sovrasta e mi supera. Il desiderio è, allo stesso tempo, mio
e mi porta al di là di me stesso.
Il desiderio – spiega Recalcati – è una forza che ci attraversa, ma la sua
umanizzazione passa attraverso una crescita: è quando il desiderio diventa
appello all’altro, invocazione dell’altro, quando diventa una preghiera: «La
vita umana è vita che si rivolge all’altro».
A partire da queste premesse il libro di Recalcati, che presenta un intervento
tenuto con lo psicanalista presso il Monastero di Bose nel marzo del 2013, sviluppa
le conseguenze e le manifestazioni pratiche della maturazione del desiderio nei
rapporti interpersonali, familiari. Il risultato è la scoperta dell’ordine e
della legge positiva e creativa insita nel desiderio, una legge che non opprime
la vita, ma la rafforza, la rende generativa.