«Amare qualcuno è dirgli:
“tu non morirai”». Quanto ci piacerebbe che fossero vere queste parole di Gabriel
Marcel. Nella vita, però, constatiamo che non è così. Sperimentiamo che la
morte ha sempre l’ultima parola e che a volte la morte dell’amore tristemente precede
la morte. Entrambe queste cose sembrano cose “naturali”, eppure, il nostro
cuore resiste, le rifiuta. Ciò che dovrebbe risultargli come normalità, viene
sperimentato come un’ingiustizia, un bug nel sistema.
Non ci vuole la Rivelazione
per percepirlo, anche chi ha chiuso le finestre con il Piano Superiore sente la
gravità di questo destino fatale, di questo nostro essere-per-la-morte, come la
mette Heidegger.
Gesù viene ad annunciare che questo “naturale” non è ciò per
cui siamo fatti, perché il nostro vero naturale è il soprannaturale ovvero l’eterno
Amore di Dio. Siamo fatti per la vita con Dio che è «il Dio dei vivi e non dei
morti». Gesù viene a dirci che la ribellione del nostro cuore è la cosa
naturale, perché siamo fatti per vivere nell’Amore, per sempre.
Qualche prova
empirica?
– basta guardare un santo. Il ritornello dei santi è questo: “Io non
muoio, io entro nella vita” (santa Teresa del Bambin Gesù).