Siamo soliti pensare la
fede in una prospettiva unilaterale, come un atto mentale con cui affermiamo l’esistenza
di Dio. Il Vangelo di oggi ci mostra che la fede non è solo un atto della
testa, ma di tutta la persona. Gesù fa un elogio lusingante a quest’uomo: «In
verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande!».
Che aveva di particolare la fede del centurione?
– due cose: l’umiltà e l’immaginazione!
Umiltà perché si riconosceva non degno del dono. Ma anche immaginazione perché
nonostante il sentimento di piccolezza sapeva che poteva sognare la benevolenza
di Dio… anche senza scomodare Gesù.
L’umile ha la grande fortuna di sapere che
niente gli è dovuto e che tutto in realtà è grazia. Non a caso gli umili sono
persone felici, hanno occhio per vedere il dono. Nell’humus del loro
essere cresce spontaneamente il seme della riconoscenza verso la gratuità di
ogni piccolo dono, ma anche il seme del riconoscimento: riconoscono il Signore
non come padrone che dà il salario, ma come Padre che ama senza calcoli.