Esagerato! È
questa la prima reazione che verrebbe in mente pensando alla reazione di quell’uomo che da' una grande cena e, rifiutato l’invito per motivi che paiono validi e con sufficiente garbo, reagisce con tanta irritazione. Di che si tratta?
Due particolari
di questa parabola le troviamo nel testo parallelo di san Matteo (cap. 22): la
cena è una cena di nozze, e il frutto del rifiuto è la morte.
Le cose diventano
più chiare allora! L’invito alle nozze è rivolto a te come anima sposa, come
protagonista, come creatura chiamata alla pienezza di Dio.
Rifiutando, tu mortifichi
il seme divino in te. Ti procuri la morte con le scelte della tua non-vita. La
vita non-sposata è una vite sterile che produce solo foglie.
«Offri
vino. Offri pane. Rendi il cuore / a se stesso, allo straniero che ti ha amato…
Siediti. È festa: la tua vita è in tavola».
La pienezza della vita umana, l’abito nuziale vero, per ogni anima sposa, è rivestirsi di Cristo, dei suoi sentimenti: «Abbiate in voi stessi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù». «Ecco l’opera di Dio»: votarsi a Cristo, amare Lui e amare tutto in Lui perché il destino di ogni creatura è il suo Creatore.
è il caso di dirlo: Salvaci Signore dal zitellaggio del cuore!