Chi si è
innamorato almeno una volta coglie al volo il messaggio dello Spirito alla
Chiesa di Efeso (prima lettura). A ben vedere, quella chiesa non manca di
nulla: è costante, retta e sopporta pure le persecuzioni.
Eppure le viene
rimproverato l’aver abbandonato “l’amore di prima”. Non si tratta delle
farfalle nello stomaco, né del prosciutto sugli occhi e neppure della testa fra
le nuvole. Quello che manca è la coscienza dell’Unico Necessario e la presenza
al Presente.
A volte ci degradiamo a operai del Regno, la Parola ci ricorda che
siamo innanzitutto “la Sposa”. Marta è una grande donna, ma solo se scopre la
Maria che c’è in lei. It’s possible! San Bernardo faceva notare che erano
sorelle e vivevano nella stessa casa. Metaforicamente questa casa è la nostra
anima che opera, ma che non lo deve fare a spesa dell’amore, della gratuità,
della vita sprecata come profumo di nardo prezioso ai piedi di Gesù.
L’abitudine
e il tempo che scorre a volte ci rendono ciechi a quella prima vocazione d’amore
nuziale. Con il cieco di Gerico, prendiamo coscienza del nostro bisogno e
chiediamo – gridiamo – con fede a Gesù: «Signore, che io riabbia la vista»… che
io abbia la chiaroveggenza dell’Amore.