[…] molte volte
nella vita mi è capitato di avere lo stesso stato d'animo di Abramo che davanti
a tre stranieri li invita nella sua tenda sapendo che non per caso sono passati
da li'. Ecco anche io so che la tua presenza" virtuale" non è un caso
nel mio percorso di vita. E stasera tu parli del Signore che si fa cibo,
farmaco, pane di vita! Ed è come se Dio mi avesse dato una pacca sulla spalla e
mi avesse detto: dai cosa aspetti? puoi chiedergli.
Ecco vedi penso
che solo Dio e solo Lui poteva arrivare a pensare di farsi cibo. Cibo per
entrare in ogni singola cellula del nostro corpo e assimilarlo a Lui. Si dice
in fondo che siamo ciò che mangiamo! Ed infatti è quel cibo che diventa sangue
cellule. Quindi cosa accade se ciò che mangiamo è lui, se Lui diventa mio
sangue, mia cellula? Allora sì che hai ragione quel pane è farmaco e come tale
più sono malata più ne ho bisogno. Non è il suo corpo che si assimila al mio è
il mio che si assimila al suo. Quando ho capito questo per un lungo periodo
della mia vita non mi sono mai più posta la domanda se ero abbastanza "pulita"
per poterlo ricevere così come mi avevano insegnato tanto tempo fa. Più ho
alterato la mia natura divina più ho bisogno di assimilarmi al suo corpo e
lavarmi nel suo sangue. Ma poi c'è sempre qualche cosa che accade e che mi
mette in grande crisi. Un'omelia, una confessione una chiacchierata con un
sacerdote. E riemerge la paura di stare sbagliando, e sento le parole di quel
sacerdote che dice: “attenzione rischiate di firmare la vostra condanna”. O
sento magari il disagio di Gesù di non entrare proprio in un bel posto! Tutto
questo io lo vivo come dramma.
Tu dirai che
esiste il sacramento della confessione al quale posso rivolgermi tutte le volte
che voglio. Ma anche dopo dieci minuti io ho già deliberatamente mancato di
amore e quel deliberatamente rende me stessa insopportabile a me stessa. Per un
verso io voglio ascoltare il mio cuore e nutrirmi di Lui sempre per diventare
simile a Lui. Dall'altro io voglio obbedire alla sua creatura tanto amata, la
sua chiesa e a coloro che Lui ha scelto, anche quando non capisco o non
condivido, nella consapevolezza che l'umiltà è ciò che più Gli è gradito.
Vorrei tanto sapere tu cosa pensi. […].
Silvana
Ciò che dici
dell'Eucaristia è da brividi... la compenetrazione di Cristo in ogni nostra
cellula... non l'avevo mai pensata così carnalmente! è verissimo però
Mi permetti di
mostrare il mio lato anti-bigotto... non che sia un progressista... tutt'altro,
mi glorio quando qualcuno mi accusa di "fondamentalismo" cattolico, perché
sono convinto che nessuno può mettere un altro fondamento che Gesù Cristo...
Detto ciò,
pensiamo all'Eucaristia. Abbiamo due insegnamento complementari... e quando si
dice complementari, significa che se si prende uno senza l'altro, sono
incompleti.
Il primo,
quello impartito da Gesù che dice: Gesù prese il pane e, pronunziata la
benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: «Prendete e mangiate;
questo è il mio corpo». Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede
loro, dicendo: «Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell'alleanza,
versato per molti, in remissione dei peccati».
Il secondo,
impartito da san Paolo: chiunque in modo
indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del
sangue del Signore.
come ben sai,
ogni testo va letto nel suo con-testo per essere compreso.
Leggi 1 Cor 11
e ti rendi conto che Paolo sta rimproverando i corinzi perché hanno fatto della
mensa del Signore una sagra della vanità, e un master chef… o hell’s
kitchen.
Quindi andando
al sodo-concreto: Cristo è pane per noi peccatori, è il "farmaco della
vita" come lo chiamava sant'Efrem il Siro.
Il Patriarca
dei Copti Ortodossi, Papa Schnoda, quando faceva la comunione diceva: “non
perché sono degno, ma perché ho bisogno”... io aggiungerei: perché sono
innamorato di te!
L'uomo mangia “la
sua condanna” quando riceve la comunione con incoscienza, con un cuore
impenitente, con un cuore pieno di rancore... incallito e convinto nel peccato.
Quando riceve senza accogliere.
L'uomo accoglie
la salvezza di Cristo quando si riconosce peccatore, un amato che vuole ricambiare l'amare.
Credo che sia stata questa coscienza innamorata e grata ad animare i santi dell’Eucaristia.
Mi vengono in mente due esempio: Teresina che ricorda la sua prima comunione
come il primo bacio di Gesù, e Caterina da Siena di cui si testimonia che
andando alla comunione, riceveva il corpo di Cristo con una voracità simile a
quella di un nascituro affamato che si attacca al seno della madre.
Non saremo mai "degni" del corpo di Cristo, è il suo "corpo di amore" che ci rende degni, lui che non è venuto per i sani ma per i malati... e gli innamorati.
Robert Cheaib
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Nota per i dotti e i saccenti: le risposte nella sezione "Una risposta al volo" sono spontanee, "ad casum", non hanno la pretesa né di soppiantare il Magistero, né tanto meno di riassumerlo, e meno che mai costituire delle piccole somme teologiche. Sono fatte su due piedi, anzi "al volo". Sono una traduzione della fede, non una replica del Catechismo... se vi "puzzano di banalità" (cit.), nessuno vi obbliga a respirare. Con affetto!