In quel tempo,
Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse
in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.
Venne a
Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella
sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il
rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del
Signore è sopra di me;
per questo mi
ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato
a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai
prigionieri la liberazione
e ai ciechi la
vista;
a rimettere in
libertà gli oppressi
e proclamare
l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il
rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di
tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta
questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia
che uscivano dalla sua bocca.
1Gv 4,19-5,4 Sal 71 Lc 4,14-22
Gesù legge la propria missione messianica alla luce del libro di Isaia
comprendendola in chiave di liberazione, di riscatto, di restituzione della
vista. Certo, Gesù farà miracoli di guarigione, ma c’è ben di più e ben oltre.
Qual è il potere di guarigione più profondo di cui i miracoli di Gesù sono solo
“semeia”, segni? È il potere dell’amore folle di Dio rivelato nel dono e
nel per-dono in Cristo. Un amore che riscatta la nostra dignità, ci apre gli
occhi alla grandezza del nostro essere al cospetto di Dio. Di quest’amore
preveniente ci parla la prima lettura: «noi amiamo Dio perché egli ci ha amati
per primo». È l’amore che precede, che non pretende merito, ma che ci rende
meritevoli. Quest’amore ci pervade rendendoci capace di vincere «il mondo»,
ovvero l’insensibilità a Dio e agli altri.