Proseguiamo la riflessione iniziata ieri cercando di
cogliere il senso vero del battesimo di Cristo e le sue implicazioni per la
comprensione del nostro di battesimo che non è solo “una pulizia dell'anima”.
Sant’Efrem fa una lettura nuziale di tutto l’evento
del battesimo di Cristo e comincia la sua rinarrazione così:
«La
mia immaginazione mi ha condotto al Giordano / Dove ho visto
una meraviglia / Quando lo Sposo glorioso fu rivelato / Per fare una festa di
nozze per la Sposa e santificarla»
Efrem rappresenta la difficoltà che vive il battista
nel capire il senso che Cristo attribuisce al suo battesimo, e mette sulla
lingua di Gesù questa spiegazione che rassicura Giovanni: «La sposa che hai
fidanzato per me mi aspetta – che io vada giù, mi battezzi e la santifichi.
Amico dello sposo non mi trattenere dal lavacro che mi spetta».
L’intento nuziale del battesimo di Cristo viene
chiarito da Efrem in passi dove fa la declinazione del rapporto tra Gesù (la
Parola) e Giovanni (la voce): «La Parola ha mandato la voce / per proclamare
il suo arrivo / e per promettere in fidanzata / la sposa, preparandola alla sua
venuta. / In modo che sia pronta / quando arriverà per prenderla dalle acque».
E ancora: «Giovanni gridava: “chi viene dopo di me
era prima di me. Io sono la voce ma non la Parola” […] Viene nell’acqua per
redimere l’esiliata. / Viene per mettere il suo lievito / ed elevare verso di
lui la sposa».
È importante tener presente la facilità con
cui Efrem, da buon semita, passa dal singolare al plurale e viceversa. Efrem,
infatti, passa agilmente nel suo discorso dalla Chiesa all’anima singola, e
dall’uomo singolo alla comunità.
Efrem riprende alcuni fondamentali eventi nuziali
dell’Antico Testamento e li legge come typoi delle nozze di Cristo con
la Chiesa al Giordano. Per lui, il fidanzamento di Isacco con Rebecca, di
Giacobbe con Rachele, e di Mosè con Debora «sono simboli del nostro Signore
che sposò la Chiesa al suo battesimo nel Giordano»[1].
I typoi sono superati però dalla grandezza
della realtà:
«Al pozzo Rebecca ha ricevuto, / nelle sue orecchie
gli orecchini e nelle sue mani i gioielli. / La sposa di Cristo si è
rivestita di doni preziosi dall’acqua / – sulle sue mani il Corpo
vivo e nelle sue orecchie le Promesse».
La Sposa nel battesimo riceve non ornamenti come
Rebecca, ma il corpo vivo del Cristo che si dona nell’acqua. Senza forzare i significati, ma
vediamo in questo versetto l’unità del mistero nuziale costituito dal tri-uno
dono dei sacramenti dell’iniziazione cristiana: battesimo, cresima, eucaristia.
Il mistero ha tre volti che esprimono insieme la pienezza dell’unione
sacramentale: Il sì di Dio, ovvero il dono nuziale della vita nello Sposo
(battesimo), viene cor-risposto dalla sposa che dice il suo responsabile «fiat»
nello Spirito vivendo, nel sì di Cristo, e diventandone l’eco (cresima). E
l’unione dei due «sì» viene sigillata e consumata carnalmente nella «una
caro» eucaristica (eucaristia).
Nel battesimo si avvera una prima ricapitolazione
dello stato originale di nuzialità tra Dio e l’uomo. Infatti, il verso che abbiamo
citato prima – «Nel giardino era pronta / una bella stanza nuziale, ma il
basilisco la buttò all’aria» – continua così: «Al suo posto fu donato/
il battesimo»[2]. È grazie
al battesimo che ai nudi dell’Eden viene restituita la veste nuziale: «Nelle
acque lo Spirito santo / ha tessuto belle vesti / per i congiunti sopraffatti,
che avevano perduto / i propri abiti tra gli alberi»[3].
Nelle acque del battesimo avviene la mescolanza tra
divinità e umanità. Dio non
divinizza la creatura a parole, ma unendosi a essa: «Nelle acque la divinità
/ ha mescolato il suo lievito; / il lievito attira / la creatura modellata di
terra / e la mescola alla divinità»[4].
Il battesimo è un’anticipazione del banchetto nuziale
escatologico: «Un banchetto nuziale che non si logora / e una beatitudine
che non passa / voi avete preso dalle acque, / o figli spirituali / in questo
mondo e in quello futuro!»[5]. Dio,
nella sua misericordia, «si è chinato ed è sceso / per mescolare la sua
clemenza alle acque / e unire la natura della sua maestà / ai deboli corpi
degli uomini»[6].
Tutta questa teologia del battesimo di Cristo ci tocca
da vicino perché si rispecchia sul nostro battesimo, dandogli un significato
ben preciso. È un riduzionismo terribile dire che “riceviamo il battesimo per
essere lavati dal peccato originale”. Il battesimo di Giovanni era un battesimo
di conversione. Il battesimo cristiano è molto di più: è l’inizio delle nozze
mistiche. Non a caso c’è il sì del Cristo-Sposo pronunciato dalla Chiesa
ministrante e il sì dell’anima-sposa, pronunciato dai genitori, dalle madrine e
dai padrini (e dal battezzato stesso nel caso di catecumeni più grandi). La
finalità del battesimo è l’ingresso nella vita del Dio Uni-trino, per questo
siamo battezzati e immersi nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito
Santo.
[1] Commento sul
Diatessaron 3,17.
[2] Inni sull’epifania 13,4.
[3] Inni sull’epifania 13,3.
[4] Inni sull’epifania 4,5.
[5] Inni sull’epifania 4,22.
[6] Inni sull’epifania 8,1.