In quel tempo,
Gesù volle partire per la Galilea; trovò Filippo e gli disse: «Seguimi!».
Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro.
Filippo trovò
Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè,
nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle
gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose:
«Vieni e vedi».
Gesù intanto,
visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un
Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?».
Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri
sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di
Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti
avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di
queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e
gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».
Il contagio della fede, malattia dell’Amore, si trasmette per contatto ravvicinato.
È commovente come l’incontro tra Gesù e Natanaele – un incontro tra i più belli
del discepolato – è anticipato dal sacramento dell’amicizia: da un amico che
attesta in semplicità e spontaneità. Su questo sacramento “umano”, Gesù
pronuncia le parole della transustanziazione: trasforma gli amici in comunità,
in discepoli, in Chiesa… E poi, il contagio di Gesù è tutto particolare: fa
saltare gli schemi “vedendoci”: scrutando il nostro cuore, ma invece di
metterlo a nudo lo riveste del suo riconoscimento.
Robert Cheaib
Clicca qui per una meditazione sullo sguardo di Gesù (rivolto a Natanaele) tratta dal libro Un Dio umano