In
quel tempo, i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno.
Vennero da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli
dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
Gesù
disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è
con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. Ma verranno
giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno.
Nessuno
cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo
nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. E
nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri,
e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!».
Eb
5,1-10 Sal 109 Mc 2,18-22
A
volte fossilizziamo la nostra vita spirituale in alcune pratiche, abitudini o
categorie e diventiamo opachi alla novità di Dio. La pratica che doveva essere
un mezzo diventa un fine e un presagio della fine, del degrado. Gesù non viene
a sradicare la ritualità, che è un tratto essenziale e salutare dell’esistenza
umana, viene però a mettere ordine, viene – come lo sposo del Cantico – a ordinare
l’amore nell’anima sposa. Gli otri servono per conservare il vino e devono
adeguarsi per questa custodia. Le pratiche devono servire per serbare l’Amore e
per propagarne il contagio, perché alla fine resta solo l’Amore. «Alla sera
della nostra vita saremo giudicati sull’Amore»