In
quel tempo, Gesù entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che
non potevano neppure mangiare.
Allora
i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È
fuori di sé».
Eb
9,2-3.11-14 Sal 46 Mc 3,20-21
I
parenti di Gesù fanno la cosa che pare la più ragionevole: vedono che non ha nemmeno
il tempo per mangiare, lo considerano matto ed escono per prenderlo. La
dedizione di Gesù è fraintesa, proprio come ogni dedizione innamorata. Lo diceva
già il Cantico dei cantici: «Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa in
cambio dell'amore, non ne avrebbe che disprezzo». Ma forse nel loro fraintendimento,
questi parenti ci dicono qualcosa di vero, qualcosa che va al di là dei loro
intenti: Gesù è effettivamente «fuori di sé». Gesù è il pro-esistente che ama i
suoi fino alla fine, fino all’estremo. Ma il suo essere fuori di sé, lungi dall’essere
follia e delirio è l’unica vera saggezza perché è la vera pienezza dell’essere
umano: siamo soltanto ciò che abbiamo donato di noi stessi.