In quel tempo, Gesù uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì.
Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?».
Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Eb 4,12-16   Sal 18   Mc 2,13-17


Subito dopo la chiamata di Matteo ci troviamo a casa sua dove bandisce una mensa festante. È una lezione sulla vocazione, ogni vocazione: chi risponde alla chiamata del Signore ritrova la via della sua casa. Siamo vagabondi, alla ricerca di rive di pienezza, ma spesso il finito ci offre solo miraggi che aggravano la nostra sete. Solo quando ci lasciamo catturare dall’amore infinito di Dio, trova riposo l’anima nostra e il nostro cuore viene reso a se stesso. Per accogliere questo amore, non dobbiamo fissare lo sguardo sulla nostra indegnità, ma sull’Amore che si degna non solo di chiamarci, non solo di condividere la nostra mensa, ma anche di diventare nostro Cibo. Ogni vocazione nella sua profondità radicale è eucaristica: accogliere Cristo nella propria casa, nella propria carne. Nutrirsi di Dio per diventare pane di Dio. «Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ricevere misericordia e trovare grazia».