In
quel tempo, Gesù e i suoi discepoli, compiuta la traversata fino a terra,
giunsero a Gennèsaret e approdarono.
Scesi
dalla barca, la gente subito lo riconobbe e, accorrendo da tutta quella
regione, cominciarono a portargli sulle barelle i malati, dovunque udivano che
egli si trovasse.
E
là dove giungeva, in villaggi o città o campagne, deponevano i malati nelle
piazze e lo supplicavano di poter toccare almeno il lembo del suo mantello; e
quanti lo toccavano venivano salvati.
Gen
1,1-19 Sal 103 Mc 6,53-56
La
presenza di Gesù trabocca bene e il bene ha un potere magnetico e incantevole
perché siamo stati creati per goderne. Il bene e il bello ci riportano ai primi
tocchi del Creatore. Il Vangelo di oggi ci parla di questa polarizzazione
intorno a Gesù e ci riporta al bene che era il ritornello di Dio nella
creazione: «E vide che era cosa buona/bella» (Prima lettura). Essere cristiani
è acconsentire a fare spazio alla creatività di Dio che ci ha voluti belli. La
nostra vera disgrazia – per riecheggiare Dostoevskij – è che non siamo
coscienti di quanto siamo belli. Chi vive nella grazia irradia vera bellezza e
porta guarigione proprio come il Maestro perché «noi siamo
dinanzi a Dio il buon profumo di Cristo» (2Cor 2,15).