Dunque, un paio di mesi fa, proprio a difesa della libertà
di espressione mezzo mondo ha cambiato nome all’anagrafe: “je suis Charlie”.
Charlie Brown, offeso, aveva assunto un atteggiamento da karate kid e si è
fatto chiamare temporaneamente “Char-Lee”. Bruce, magnanime, non se l’è presa.
Mo sono state uccise in modo barbaro 21 persone che non
hanno offeso nessuno. Erano lavoratori umili e silenziosi, come tanti di noi. Cercavano
di guadagnarsi il pane senza l’intento di criticare o di disturbare nessuno.
Anzi, facevano un servizio.
Sono morti non tanto per la libertà di espressione, ma per
una cosa ancor più sottile: la libertà di coscienza. Sono morti, soltanto
perché nel loro intimo credevano al Dio di Gesù Cristo.
Non può sussistere la libertà di pensiero senza la libertà
di coscienza. L’attacco che stiamo guardando indifferenti è un attacco non a
idee o ideologie, ma a tutto ciò che costituisce l’essenza della nostra
umanità: la capacità di avere convinzioni intime e di vivere pacificamente di
conseguenza. Non sono tentativi per spezzare penne, sono tentativi che stanno
ormai sulle nostre coste per spezzare i nostri valori e le nostre vite.
Il cristianesimo non ne risente: «il sangue dei martiri è
seme dei cristiani». D’altronde, il cristianesimo si è sempre diffuso con la
spada: non in mano ai cristiani, ma sul collo dei martiri. È la logica della
risurrezione.
Ma il nostro mondo, sì che ne risente. Tutte le battaglie
per l’affermazione dell’umano sono adesso sul fil del rasoio. E non basta un
clic per cambiarle. Non basta cambiare la foto di un profilo. È necessario
cambiare mentalità: uscire dal nichilismo che ha annientato il senso delle
nostre libertà e ha creato una voragine che la peste mortifera del terrorismo
sta cercando di rimpiazzare.
Non basta agitarsi, bisogna discernere i tempi ed agire,
prima che sia troppo tardi. L’umanità lo vuole… Deus lo vult.