In
quel tempo, Gesù, chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e
comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa
renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro».
Quando
entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla
parabola. E disse loro: «Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non
capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro,
perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?». Così rendeva
puri tutti gli alimenti.
E diceva: «Ciò che esce dall’uomo è quello che
rende impuro l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono
i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità,
inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste
cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo».
Gen 2,4-9.15-17
Sal 103 Mc 7,14-23
Il saggio indica il cielo, il fesso fissa il dito. Ben
si applica questo detto allo svuotamento dei comandamenti per mano di chi ha
fatto del precetto un idolo, fraintendendo il suo vero senso. Tutto è rimando,
tutto è sacramento, tutto deve portare all’Unico necessario, all’essere
in-amore con l’Amore. Per questo Gesù punta all’autenticità che sgorga dall’interiorità.
La fede di Cristo è una cosa grandiosa: ci rende autenticamente umani e proprio
così ci divinizza. È come se Cristo ponesse l’uomo davanti a questa situazione limite:
se Dio non ci fosse, cosa faresti per essere all’altezza della tua umanità? –
ecco fa’ questo e fallo alla presenza di Dio!