In
quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti
a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva
loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il
signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi
mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e
non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In
qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un
figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su
di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché
chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando
entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto,
guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di
Dio”».
At 13,46-49
Sal 116 Lc 10,1-9
Mi è capitato durante i mesi scorsi di passare
regolarmente in un convento dove c’erano vari alberi di limone nel chiostro e
ho osservato come quegli alberi avevano maturato tanto frutto che, purtroppo, dopo
un po’ di tempo o cadeva per terra o veniva in qualche modo rimangiato e
prosciugato dall’albero per mancanza di chi si dedicasse a raccoglierlo. Quest’immagine
mi ritorna in mente con il vangelo di oggi: tante persone con il loro desiderio
naturale di Dio maturano grandi desideri e intuiscono destinazioni grandi per
la loro umanità, destinazioni di santità, di fioritura e di genio d’amore, ma
capita che per mancanza di pionieri, di guide e di testimoni che questi
desideri rimangono disorientati, inespressi, non incarnati e in qualche modo
frustrati. Preghiamo per avere operai per le messe; preghiamo per quelli che ci
sono; preghiamo di essere operai nelle messe.