Mi piacerebbe (quando avrai tempo!) una tua
"risposta al volo" circa la domanda posta da mia figlia e da me
condivisa in pieno... : "Come si fa a non peccare in pensiero? E
soprattutto cosa significa?" I pensieri sgorgano dalla mente, non sono
controllabili e soprattutto non hanno filtri ne freni inibitori. Se è vero che
"chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con
lei nel suo cuore".... siamo realmente TUTTI "spacciati"!!!!
Ciao e buona giornata!
S.
Tua figlia ha perfettamente ragione. I pensieri sgorgano
dalla nostra mente spontaneamente e sarebbe assurdo se fossimo responsabili di
ciò che ci attraversa senza la nostra responsabilità. Basti pensare alle nostre
distrazioni, non solo durante i tempi sacri come la preghiera, ma anche durante
cose che in genere ci appassionano (ad esempio una lezione di matematica). A
parte gli scherzi, per rispondere alla tua domanda vorrei suddividere la mia
risposta in due parti. La prima parte, come vedrai, dà pienamente ragione a tua
figlia: “non abbiamo pieno controllo sui nostri pensieri”. La seconda – più breve
– spiega di conseguenza il senso del peccato di pensiero.
Quei pensieri nostri che non sono nostri
In primis, ti garantisco che non è per compiacenza che
ho esordito dando ragione a tua figlia. Il fatto che i nostri pensieri siano
incontrollabili è un’evidenza che non richiede un credo religioso per essere
riconosciuta. Il pensiero vola e naviga per conto proprio. Denis Diderot ha un’espressione
abbastanza cruda per dipingere questo fatto: “I miei pensieri sono le mie
prostitute” (ho “civilizzato” l’ultima parola).
A un livello diverso, il Concilio di Trento parla della «concupiscenza»
come un disordine immanente alla nostra natura, come un’inclinazione al male.
Questo disordine si manifesta in diverse istanze tra cui i nostri desideri non proprio
desiderati volutamente e i nostri pensieri che non sono propriamente pensati da
noi volutamente! Spiego con un paio di esempi: a volte, seppure vogliamo essere
in pace con tutti, desideriamo in fondo in fondo spaccare la faccia a qualcuno.
Altre volte, seppure vogliamo avere pensieri all’altezza della nostra umanità,
ci troviamo a fare pensieri meschini. Questo potrebbero avere un vasto campo di
applicazione (quindi a differenza della fissazione comune, la concupiscenza non
è legata soltanto alla sessualità!). Un esempio? – Potrei lanciare un’attività agricola
nella quale lasciarmi tentare di arricchirmi più rapidamente iniettando i polli
di ormoni che possono “gonfiarli” facendoli pesare il doppio e il triplo e incassare
denaro più rapidamente, ma in modo disonesto. Se questo pensiero che mi sfiora
e forse insistentemente non mi adopero per realizzarlo nella pratica, non
pecco. Anzi!
Spiego l’“anzi”… Sempre il Concilio di Trento (ma anche il nostro
umano buon senso!) ci dicono che la concupiscenza in sé non è peccato, ma «ha
origine dal peccato e ad esso inclina». E aggiunge che chi afferma che la concupiscenza
in sé sia peccato è «anatema», ovvero, è escluso dalla comunione con la Chiesa.
Per cui, tradotto nel nostro linguaggio mortale: chi pensa che i pensieri che
passano per la nostra mente siano peccato, non la pensa come la Chiesa!
C’è ancora di più!! Lungi dal chiamare la presenza della concupiscenza
peccato, il Concilio dice che chi patisce la concupiscenza ma non la si
sottomette, non solo non pecca, ma si santifica. In parole più comuni: se sono
tentato (col pensiero ad esempio) ma non ci sto, non solo non faccio male,
faccio benissimo! Nel suo linguaggio, il Concilio – e secoli fa – afferma così:
la concupiscenza «non può nuocere a quelli che non acconsentono e che le si
oppongono virilmente con la grazia di Gesù Cristo. Anzi, chi avrà combattuto
secondo le regole, sarà coronato».
Esiste allora il peccato di pensiero? E cos’è?
Sì che esiste il peccato di pensiero – e ne chiediamo
perdono in ogni messa! (“ho peccato in pensieri, opere e parole”) e in ogni
confessione – ma non è il pensiero che ci sfiora. Non è la concupiscenza che ci
tenta senza colpa nostra. Cos’è? È quel pensiero che NOI facciamo, che noi decidiamo
e che, se ci fosse stata data l’opportunità l’avremmo realizzato senza
scrupoli. Tornando all’esempio dei polli: se abbraccio l’idea di arricchirmi
rapidamente ma disonestamente usando ormoni nocivi. E mentre sono deciso a
mettere in pratica questo atto, mi arriva un controllo sanitario che mi
impaurisce e mi fa desistere dal mettere in pratica quello che avevo deciso:
non avrò peccato negli atti, ma nel pensiero sì.