In fraternità si è parlato della Resurrezione della
carne. La maggioranza ha sostenuto che alla fine del mondo il corpo risorgerà
come è oggi, io invece era del parere che certamente come recita il Credo,
questo mio corpo risorgerà, ma non con mia carne attuale bensì totalmente
spiritualizzato. A sostegno della loro tesi, sostenevano che Gesù, dopo la
resurrezione, aveva ripreso il Suo Corpo perché in una circostanza ha mangiato
dei pesci insieme agli apostoli. Grazie
F.
Gentile F.,
Mi permetta di aprire la mia risposta esprimendo il mio
leggero disagio con il parlare di questo argomento. Spiego il mio disagio
riportando un episodio della vita di san Bernardo il quale, alla domanda di chi
gli chiedeva “dettagli” su come sarà la vita eterna, fa questo paragone: Un
uomo ha voluto premiare il ben operare del proprio asino con un trattamento di
speciale favore. Cosa può immaginare al massimo quest’asinello? – Al massimo un
po’ di erba fresca, acqua potabile alla temperatura giusta, una stalla calda e
tranquilla… Riporto questa risposta perché, come san Bernardo, reputo che il
nostro futuro non è deducibile dal nostro presente. L’eschaton, ovvero il
complesso delle realtà ultime non è a nostra disposizione nel dettaglio. Anche
le Scritture ne parlano in forme figurate. Gesù parla di Lazzaro che sta nel
grembo di Abramo per parlare della vita eterna e utilizza la valle della Geena
per parlare dello stato di dannazione.
Paolo a sua volta parla di «quelle cose che occhio non vide,
né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per
coloro che lo amano» (1Cor 2,9). E quando l’apostolo parla della risurrezione,
sempre con grande discrezione, utilizza un’immagine e non una descrizione
plastica. Utilizza l’immagine della semina e – riflettendoci bene – una pianta
non è un seme proporzionalmente più grande: è un’altra cosa, è una
trasfigurazione. «Così anche la risurrezione dei morti: è seminato nella
corruzione, risorge nell'incorruttibilità; è seminato nella miseria, risorge
nella gloria; è seminato nella debolezza, risorge nella potenza; è seminato
corpo animale, risorge corpo spirituale» (1Cor 15,42-44).
Vorrei solo fare una piccola regressione a tematiche che
venivano trattate in alcuni manuali di cristologia (la scienza teologica di
Cristo) della prima parte del secolo scorso. Confesso che quando le leggevo mi
affiorava un sorriso sulle labbra… Si elencavano alcune caratteristiche del
corpo risorto basandosi appunto sui racconti della risurrezione. Tra le
caratteristiche si menzionava il fatto che il corpo aveva sembianze non
immediatamente riconoscibili (motivo per cui le persone non riconoscono il Risorto
immediatamente). Si affermava che manteneva la capacità di svolgere funzioni
terrene (come il mangiare, il farsi toccare, il farsi vedere, il parlare con
una voce udibile) ma che acquisiva anche funzioni diverse (come attraversare i
muri, ecc.). Ecco, mi facevano sorridere perché mi sembravamo come le
descrizioni che accompagnano i modelli di prodotti, come parlare di modelli di
telefoni dove il modello “a” svolge queste funzioni, il modello “b” ha queste e
quelle in più e così via.
Bisogna sempre ricordarsi che lo stile dei vangeli è
narrativo e passa per l’esperienza personale e diversificata di ogni narratore
e non può essere preso come una descrizione “tecnica” ignorando il doppio
spazio ermeneutico che separa e lega l’autore al testo e il testo a noi.
Pur non sapendo come saranno i nostri corpi, alcune cose
sono evidenti: il nostro corpo non sarà questa carne sottomessa alla
corruzione. I «cieli nuovi» e la «terra nuova» implicano anche una nuova
modalità fisico-corporea di esistenza. Una novità non deducibile dalla
nostra attualità.
Qui mi piace citarti alcuni elementi che ho riassunto in Un
Dio umano sul linguaggio della risurrezione di Gesù, credo possano aprire
gli occhi al mistero invece di chiudere la mente con pseudo-risposte:
Gli apostoli stravolti dagli incontri con il Cristo risorto
hanno cercato modi umani per parlare di un evento divino sovrumano. Possiamo
enucleare due registri linguistici utilizzati per dire la risurrezione:
- svegliarsi; ridestarsi:
Cristo è stato ridestato dalla morte. È come se la morte fosse un sonno da cui
Cristo si è risvegliato. Questa metafora esprime la continuità personale: il
Crocifisso è il Risorto.
- l’esaltazione, l’elevazione o la
glorificazione: questa metafora completa la prima in quanto esprime la
discontinuità, la novità. Anche se è la stessa persona, la risurrezione non è
una semplice rianimazione.
Ecco, continuità nella discontinuità, questa sarà la risurrezione
dei corpi. Come lo sarà esattamente, non lo sappiamo, quello che sappiamo è che
dobbiamo collaborare con il Gemito dello Spirito dandogli voce e carne e
contribuire «aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo» (Rm
8,23).