La mistica cristiana è esperienza della trasformazione dell’umano
in dimora di Dio. Più esattamente è la trasformazione del nostro essere in
tempio dello Spirito Santo, membro di Cristo e figlio del Padre. La nostra fede
trinitaria non è soltanto una concezione intellettuale, ma un’opera di
trasformazione vitale. Se l’essenza del cristianesimo è l’amore, quest’amore
non si manifesta soltanto nelle indispensabili opere dell’amore, ma anche nella
trasfigurazione dell’essere a immagine dell’amore trinitario. Il libro LaTrinità e il mistero dell’esistenza di Jean Daniélou riflette proprio sulla
pregnanza esistentiva della fede trinitaria. Il libro, edito per la prima volta
nel 1968, mantiene la sua attualità teologica e spirituale.
L’esperienza della Trinità passa già per il rapporto con la
creazione intesa come dono. «Non soltanto tutte le cose sono doni di Dio, non
soltanto sono riflessi di Dio, ma in tutte le cose Dio stesso si dona...
Ovunque Dio è in realtà celato: si manifesta soltanto al cuore che lo sa
scoprire e che si converte».
Oltre all’epifania trinitaria nella creazione, Daniélou
riflette sull’esperienza della Trinità nell’anima. In questa sede, il cardinale
francese riprende la lezione agostiana della Trinità psicologica e invita a
riflettere sul fatto che la nostra esistenza personale è radicata nella Trinità
«al punto che è in Dio che ci immergiamo tutte le volte che rientriamo in noi
stessi».
La presenza di Dio in noi non è soltanto una presenza di
sostentamento nell’esistenza, ma è «un dono misterioso e prodigioso che la
Trinità ci fa di se stessa, dimorando in noi nel mistero della grazia , facendo
dell’anima di ciascuno di noi il santuario della sua presenza». Lasciando agire
questa presenza di grazia in noi ci apriamo a un «sovrappiù di umanità», come
diceva Elisabetta della Trinità.
Nel riflettere sul mistero trinitario, il piccolo libretto
di Daniélou conserva la ricca sensibilità patristica della teologia negativa
ricordandoci che «la santissima Trinità è in effetti ciò che di Dio più sfugge
alla presa dell’uomo naturale. Nella sua ricerca, l’uomo è in grado di
raggiungere qualcosa di Dio mediante la propria intelligenza e il proprio
cuore: da questo punto di vista una certa manifestazione di Dio la si ha. Ma è
totalmente inaccessibile all’uomo ciò che Dio è nel segreto della sua vita
interiore». Per questo, solo Dio ci può introdurre nella sua vita intima, la
vita di comunione d’amore tra Padre e Figlio nello Spirito Santo. È Cristo la
porta d’ingresso in questa vita e la vita spirituale è proprio abbandonarsi a
questa vita d’amore di Dio che vuole invadere ogni cellula del nostro essere.