«All’antropologia deve
interessare, soprattutto e prioritariamente, una definizione dell’essere umano
che metta in ordine tutti i libelli e gli ambiti che lo costituiscono: i
livelli del corpo, dell’anima e dello spirito, e gli ambiti personale e
sociale», questa è la convinzione di Fernando Rielo espressa nel suo Concezionemistica dell’antropologia, edito dalla San Paolo.
L’A. spiega che una concezione
antropologica dell’uomo non può essere confinata semplicemente ed
esclusivamente a una valutazione pragmatica. La riduzione dell’antropologia ai
metodi delle scienze sperimentali, significa trascurare la direzione e il senso
delle «scienze esperienziali», spostando di fatto l’antropologia verso sistemi
eterogenei che servono alla politica, agli organismi pubblici, all’impresa, ai
gruppi di opinione. Questo implica un asservimento dell’antropologia e, quindi,
dell’uomo a sistemi che devono in principio servire l’uomo e non asservirlo.
Per questo motivo, offrire una
concezione mistica dell’uomo non è un anacronistico disinteressarsi dei
risultati e delle ricerche delle varie scienze, ma è il tentativo di giungere a
una visione integrale, inclusiva e dialogica del fenomeno umano. Non è una
visione esclusivista o negativa, ma uno sguardo che punta a vedere l’unità
oltre la frammentarietà.
Per Rielo, l’essere umano è
mistica verità finita aperta alla divina verità infinità, ed è sempre in
riferimento a questa. Parlando della concezione mistica dell’antropologia, l’A.
parte dal significato etimologico della parola. Mistica viene dalla parola
greco múo che significa «chiudere gli occhi, tacere». È un squarcio al mysterion.
Per questo la mistica può essere intesa come «chiudere gli occhi
all’egoismo e aprirli all’amore» e anche «far tacere ciò che non è Dio per
ascoltare Dio, viverlo e sentirlo». La mistica per sua essenza è aliena ad ogni
esaltazione immaginaria, di fuga dalla realtà, di speculazione irrazionale, di
esoterismo.
La mistica per Rielo è esperienza
e impegno, è «l’azione di Dio nell’essere umano con l’essere umano. Vale a dire
che Dio si comunica come azione agente e l’essere umano si comunica come azione
recettiva». L’uomo può decidere di aprirsi all’azione di Dio o rifiutarla, la
vita mistica non si impone all’uomo, ma accogliendola l’uomo si apre all’azione
di Dio e alla sua verità. La verità, che in Dio è «per natura» diventa
nell’uomo verità mistica «per grazia».