In quel tempo, un tale si avvicinò e gli
disse: «Maestro, che cosa devo fare di buono per avere la vita eterna?». Gli
rispose: «Perché mi interroghi su ciò che è buono? Buono è uno solo. Se vuoi
entrare nella vita, osserva i comandamenti». Gli chiese: «Quali?».
Gesù rispose: «Non ucciderai, non
commetterai adulterio, non ruberai, non testimonierai il falso, onora il padre
e la madre e amerai il prossimo tuo come te stesso». Il giovane gli disse:
«Tutte queste cose le ho osservate; che altro mi manca?». Gli disse Gesù: «Se
vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai
un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!».
Udita questa parola, il giovane se ne andò,
triste; possedeva infatti molte ricchezze.
Gdc 2,11-19 Sal 105
Mt 19,16-22
È interessante l’etimologia di “conversione”
sia in ebraico che in greco. In ebraico, “teshuva” implica un
cambiamento di strada. In greco, “metanoia” comporta un cambiamento di
mentalità. Sono proprio le cose che doveva fare l’uomo di tanta buona volontà
del Vangelo di oggi. Non era uno scansafatiche, anzi, ma doveva imparare che la
strada da percorrere non è quella del fare e del possesso, ma quella della
sequela e del dono. Non gli mancavano i propositi, gli mancava la prospettiva.
Per cogliere la Verità doveva capire che la stessa Vita si è fatta Via. Lo
stesso Maestro Buono, nostro Dio, ci rivolge la chiamata: “Se vuoi essere
perfetto, entra nella vita stessa di Dio. Solo Dio è perfetto e modello di
perfezione. La vita di Dio è un trinitario dono reciproco d’amore. Per
entrarci, seguimi: io sono la Porta. Cammina nella mia luce, sono la Vita”.