In quel tempo, Gesù disse ai suoi
discepoli:
«Vegliate, perché non sapete in quale
giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa
sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe
scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non
immaginate, viene il Figlio dell’uomo.
Chi è dunque il servo fidato e prudente,
che il padrone ha messo a capo dei suoi domestici per dare loro il cibo a tempo
debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così!
Davvero io vi dico: lo metterà a capo di tutti i suoi beni.
Ma se quel servo
malvagio dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda”, e cominciasse a
percuotere i suoi compagni e a mangiare e a bere con gli ubriaconi, il padrone
di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa,
lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli ipocriti: là
sarà pianto e stridore di denti».
1Ts 3,7-13 Sal 89
Mt 24,42-51
Ieri ho letto di un incidente avvenuto in una via centrale e tranquilla a Roma. L’incidente ha causato la morte di una donna che era in pausa pranzo. L’incidente mi ha colpito particolarmente perché in quella stessa zona stavo passeggiando con la mia famiglia meno di una settimana fa. Senza voler essere macabro, ma mi ha sfiorato l’idea che potevamo essere noi al posto di quelle persone. Nella vita, se da un lato non dobbiamo essere ossessionati dalla morte, dall’altro non dobbiamo illuderci di essere eterni. Siamo affidatari dei nostri giorni, dei nostri istanti. Se ci illudiamo di un tempo infinito, iniziamo a sprecare la nostra vita. Gesù ci invita invece a vigliare, a vivere la nostra vita appieno. Per dirla con il salmista: ci invita a contare i nostri giorni, per giungere alla sapienza del cuore.