In quel tempo, Gesù scese a Cafàrnao, città
della Galilea, e in giorno di sabato insegnava alla gente. Erano stupiti del
suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità.
Nella sinagoga c’era un uomo che era
posseduto da un demonio impuro; cominciò a gridare forte: «Basta! Che vuoi da
noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di
Dio!».
Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da
lui!». E il demonio lo gettò a terra in mezzo alla gente e uscì da lui, senza
fargli alcun male.
Tutti furono
presi da timore e si dicevano l’un l’altro: «Che parola è mai questa, che
comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?». E la
sua fama si diffondeva in ogni luogo della regione circostante.
1Ts
5,1-6.9-11 Sal 26 Lc 4,31-37
Pregando la Parola
di oggi sento forte il desiderio di trasformarla in invocazione. Tante volte,
infatti, le mie parole come cristiano mancano di questo Tuo distintivo Signore.
L’autorità tua è quel sigillo di credibilità immanente alle Tue parole e alle Tue
opere. Essa somiglia alla credibilità della luce. La luce non ha bisogno di
argomenti; la sua luminosità è il proprio argomento. Ecco, Signore, Ti prego
proprio di essere incandescente, di risplendere della Tua luce con naturalezza,
frutto del contatto assiduo e del contagio inarrestabile del vivere in Te.