In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi verso
i suoi discepoli, diceva:
«Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e
quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome
come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed
esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso
modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra
consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando
tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro
padri con i falsi profeti».
Col 3,1-11 Sal 144
Lc 6,20-26
Non ogni povero è
beato. C’è della povertà che nasce dalla ingiustizia sociale e c’è una povertà
che è colpevole, frutto della pigrizia. Contrariamente a quanto diceva
Nietzsche, le beatitudini non canonizzano la pusillanimità. Le beatitudini sono
il grido di Dio nel silenzio dei poveri veri, nei poveri in spirito, in chi è
perseguitato per la giustizia… sono in una parola il sigillo di Gesù sul volto
dell’uomo che vive una vita «nascosta con Cristo in Dio». A questi– e a noi se
lo vogliamo – si rivolgono le parole di Paolo: «quando Cristo, vostra vita,
sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria».