In quel tempo, Gesù, visto Natanaèle che
gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è
falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima
che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi».
Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re
d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto
l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».
Poi gli disse:
«In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio
salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».
Dn
7,9-10.13-14 Sal 137 Gv 1,47-51
Il pensiero delle
figure angeliche ci porta a pensare alla cura paterna e materna di Dio e il
vangelo di oggi ci mette dinanzi a un’immagine evocativa: Gesù si presenta come
la realtà rappresentata dal simbolo della scala di Giacobbe. Il vero nesso tra
Dio e gli uomini è lui. È nella sua mediazione e “sinapsi” che sussistono tutte
le altre mediazioni. Gesù è come l’anello della clessidra che congiunge
l’eterno di Dio con il tempo e la storia degli uomini. Dinanzi a un Dio così
vicino l’anima è rapita dal canto di lode: «Chi è come Te (Dio)?» (Mi-ka-El),
Sei un Dio potente (Gavri-El) e sei la nostra cura, guarigione e salvezza
(Rafa-El).