Un giorno Gesù si trovava in un luogo
solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa
domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il
Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto».
Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che
io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio».
Egli ordinò loro
severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve
soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli
scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
Ag 1,15-2,9 Sal 42
Lc 9,18-22
Certe cose si
capiscono solo se vissute sulla propria pelle. Così è per l’amore, l’amicizia,
la gioia del bene… così è della verità
di Cristo. Questo è uno dei vari motivi per cui Gesù fa tacere la sua identità
messianica (un altro motivo sarebbe il fraintendimento della missione del
Messia). Essa non è un conoscere ma un riconoscere, non è un’idea, ma un cambio
di mentalità, una conversione… e la domanda che rimane per noi oggi: Chi è Gesù
per me?