In quel tempo, mentre la folla gli faceva
ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di
Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e
lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi
un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a
Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone
rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla;
ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme
di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni
dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e
due le barche fino a farle quasi affondare.
Al vedere questo, Simon Pietro si gettò
alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un
peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con
lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di
Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in
poi sarai pescatore di uomini».
E, tirate le
barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
Col 1,9-14 Sal 97
Lc 5,1-11
Il vangelo di oggi
è scandito in tre momenti. Il primo è quello dell’esperienza dell’impotenza
umana (abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla). Il secondo
della coscienza dell’indegnità (Signore, allontànati da me, perché sono un
peccatore). Il terzo quello di scoprire che Dio ci rende degni di
partecipare all’opera della sua grazia per pura grazia (Non temere; d’ora in
poi sarai pescatore di uomini). Sono momenti concatenati che ci fanno
passare dalla logica dell’operaio, alla logica del figlio perdonato e amato
gratuitamente chiamato a diventare presenza reale dell’amore gratuito e
grazioso di Dio. Questo è il cuore del vangelo, il resto è arida erudizione.