In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi.
Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».

Num 11,25-29   Sal 18   Giac 5,1-6   Mc 9,38-43.45.47-48


In un mondo di spietata competizione, scatta quasi naturale la dinamica del copyright e «del ciò che hai è sottratto a me». Senza entrare nel merito di valutazione di questa logica (e dei suoi effetti sui nostri nervi), giova ricordarci che la logica del vangelo è diversa: ciò che è con-diviso non è sottratto, ma moltiplicato. Il bene dell’altro non compete con il mio ma lo completa. Ora, se in questa “gelosia spirituale” ci sono cascati gli apostoli e anche il profeta Giosuè, significa che è una tentazione sempre in agguato. Ti prego Signore di donarci un cuore libero e comunionale come quello di Mosè che gioisce del bene vissuto e fatto dagli altri: «Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito!».