In quel tempo, Gesù partì con i suoi
discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo, e per la strada
interrogava i suoi discepoli dicendo: «La gente, chi dice che io sia?». Ed essi
gli risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa e altri uno dei
profeti».
Ed egli domandava loro: «Ma voi, chi dite
che io sia?». Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». E ordinò loro severamente
di non parlare di lui ad alcuno.
E cominciò a insegnare loro che il Figlio
dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi
dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere.
Faceva questo discorso apertamente. Pietro
lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando
i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: «Va’ dietro a me, Satana! Perché
tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Convocata la
folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro a
me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole
salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa
mia e del Vangelo, la salverà».
Is 50,5-9 Sal 114
Giac 2,14-18 Mc 8,27-35
Quanto mi riconosco
nel tuo apostolo Pietro! Non posso dire di non riconoscerti, è il riconoscermi
in te che fa problema. Ti riconosco, riconosco che hai ferito il mio cuore e
che sei la musica di ogni mio istante. Il problema è riconoscermi in te, nel
tuo mistero di discesa e di umiltà, nella tua vittoria che comincia nella
vittoria contro l’idolo più prossimo – l’io – «se qualcuno vuol venire
dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua». Donami, o
Logos eterno, non solo di confessarti, ma di confessare la mia distanza dalla
tua logica, la logica della vita che si riceve nella misura in cui la si dona.