In quel tempo, poiché una grande folla si
radunava e accorreva a lui gente da ogni città, Gesù disse con una parabola:
«Il seminatore uscì a seminare il suo seme. Mentre seminava, una parte cadde
lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la mangiarono.
Un’altra parte cadde sulla pietra e, appena germogliata, seccò per mancanza di
umidità. Un’altra parte cadde in mezzo ai rovi e i rovi, cresciuti insieme con
essa, la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono, germogliò e
fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per
ascoltare, ascolti!».
I suoi discepoli lo interrogavano sul
significato della parabola. Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri
del regno di Dio, ma agli altri solo con parabole, affinché
vedendo non vedano
e ascoltando non comprendano.
Il significato
della parabola è questo: il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la
strada sono coloro che l’hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via
la Parola dal loro cuore, perché non avvenga che, credendo, siano salvati.
Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, ricevono la Parola con
gioia, ma non hanno radici; credono per un certo tempo, ma nel tempo della
prova vengono meno. Quello caduto in mezzo ai rovi sono coloro che, dopo aver
ascoltato, strada facendo si lasciano soffocare da preoccupazioni, ricchezze e
piaceri della vita e non giungono a maturazione. Quello sul terreno buono sono
coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la
custodiscono e producono frutto con perseveranza.
1Tm 6,13-16 Sal 99
Lc 8,4-15
La parola di Dio è
viva ed efficace, ma non è magica. La parola, il Logos, è fondamentalmente
dia-logico. La sua opera nella nostra vita passa tramite il nostro assenso e
consenso. La parabola del seminatore mette in evidenza questo cruciale ruolo
che giochiamo nell’avventura della nostra fede. Attraverso i vari casi
presentati da Gesù capiamo che la fede non è il hobby di collezionisti di
emozioni e pensieri più o meno spirituali, ma è un’opera quotidiana di
perseveranza e di nuovi inizi. È custodire perennemente il Primo Amore, quella
fecondità che porta un prodigioso frutto.